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Armi: stop alle sparatorie nei film, set d’azione a rischio chiusura

Non si possono girare sparatorie o mostrare scene dove gli attori impugnano armi, altrimenti su ogni parte dell’arma stessa, ci sarà una specifica punizione, se non l’arresto.

Fino ad oggi nei set si utilizzavano armi vere, modificate dalle stesse fabbriche d’armi in modo da impedire la fuoriuscita della pallottole dalla canna dell’arma.

Tali armi erano certificate con la dichiarazione che le armi sparassero a salve. Le modifiche effettuate in materia dal Ministero secondo le armerie non vanno bene e queste ultime non possono certificare le armi.

Non è stato fatto quindi un effettivo divieto da parte del Ministero, ma possiamo classificarlo come un incidente di burocrazia: questo tipo di decreto è difficile da poter applicare e inoltre vanno considerate le conseguenze di tale applicazione.

È possibile che invece di svilupparci si vada sempre a ritroso?! Si cerca di far sviluppare il Paese e di attrarre la produzione cinematografica, ma poi accade che, si stabiliscono regole che vanno a bloccare la produzione stessa, costringendo il trasferimento altrove.

Tutto ciò costringerà  le produzioni cinematografiche italiane a lavorare e a girare le riprese all’estero. Questa si può considerare una questione paradossale che va a inibire non solo lo sviluppo del Paese stesso, ma anche i livelli di occupazione e la produzione cinematografica italiana.

Basterebbe attenersi ai canoni standard utilizzati fin ora, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, almeno così non si va a intaccare nulla.

Un’alternativa potrebbe essere l’uso di armi giocattolo?

“No, perché si vedrebbe. È una questione anche di peso, del rapporto che l’attore/gangster/killer instaura in quel momento con l’arma. Con il giocattolo non si crea”

dichiara Pietro Valsecchi, produttore di Taodue, e conclude con amarezza

 “Spero davvero che ci si incontri e che il problema venga risolto. La Taodue dà lavoro a 15 mila persone all’anno. E io voglio continuare a produrre e mantenere l’industria qui, in Italia. Ma se non mi mettono più nelle condizioni di girare un film d’azione che devo fare?”.

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