Cronaca

Caso Regeni: Roma avvia indagine su 5 componenti dei Servizi Segreti del Cairo

In via ufficiale, il decimo vertice tra Roma e Il Cairo ha definito meglio i rapporti tra i due Stati che si impegnano a continuare le indagini in cooperazione per fare chiarezza sul rapimento e omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni.
Il tenore del comunicato congiunto sembra tuttavia contraddire la decisione della Procura della Repubblica di Roma di iscrivere sul registro degli indagati i nomi di cinque persone, ufficiali di polizia e dei servizi segreti egiziani, per il sequestro e l’omicidio di Regeni.

La comunicazione del PM romano, Sergio Colaiocco, alla magistratura egiziana fa pensare che in effetti il summit non abbia dato i risultati sperati e anzi renda più chiaro il fallimento dell’iter diplomatico.

Anche i tentativi dei vertici politici italiani di persuadere il presidente egiziano Al Sisi a dare una svolta alle indagini non hanno sortito risultati tangibili, anche se soltanto lo scorso 13 novembre il premier Conte aveva ricevuto rassicurazioni.
Di fatto, tutto però è rimasto fermo e l’ultima novità effettiva è stato il rinvio nel 2017 dell’ambasciatore italiano in Egitto.

L’oggetto principale del summit riguardava le parti mancanti delle registrazioni delle telecamere della metropolitana dove sparì Regeni. Però i magistrati egiziani hanno trasmesso il materiale alla società di analisi russa solo il 23 novembre. Ma questo non è stato sufficiente a persuadere il Procuratore Giuseppe Pignatone.

Le indagini del 2017 condotte dal Servizio centrale operativo e ai carabinieri del Ros aveva già accertato sulla base di testimonianze e dei tabulati telefonici che Regeni era stato seguito da cinque uomini della National Security egiziana fino al 22 gennaio 2016. Risulta anche che abbiano ricominciato a seguirlo il 25 gennaio 2016, ovvero il giorno prima della sua scomparsa.

Questa informativa, coordinata da Pignatone e Colaiucco, è stata consegnato un anno fa alla magistratura egiziana. Ma il risultato è stato solo un anno senza un singolo passo in avanti.
Il ruolo della Procura di Roma ha sembra scontato dei limiti naturali, in primis per il fatto che non hanno gli strumenti giuridici per agire in Egitto. Il controllo di fatto al Cairo rimane di fatto alla magistratura egiziana, ma da Roma continuano a esercitare un’azione di stimolo e direzione.

Intanto, i tre governi italiani che si sono succeduti dopo la scomparsa e la morte di Giulio Regeni hanno sempre ricevuto rassicurazioni. Rimane ancora da vedere se si tratti o meno di promesse vuote. Nel frattempo, però la magistratura italiana sta iniziando ad agire.