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Dati allarmanti del Ministero della Salute: in Italia 30 mila decessi l’anno dovuti all’inquinamento atmosferico

I DATI NEL RAPPORTO DEL MINISTERO – Alcuni dati erano già noti da tempo ma adesso è arrivato anche un nuovo studio, presentato dal Ministero della Salute che, in collaborazione col progetto VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento Atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), ha confermato il ‘trend’ negativo in atto.

In Italia sono in costante aumento i decessi dovuti all’inquinamento dell’aria, tanto è vero che le statistiche di mortalità parlano di quasi 30 mila morti ogni anno; inoltre, è stato calcolato che questa situazione accorcia mediamente di quasi dieci mesi la vita di una persona.

Il quadro complessivo fornito da quest’ultimo rapporto spiega infatti che tra le conseguenze, non solamente ambientali ma anche sanitarie, del letale combinato di particolato, biossido di azoto e ozono c’è il 7% totale dei decessi nel nostro Paese e che l’incidenza maggiore si continua a riscontrare nelle regioni del Nord, dove si è registrato il 65% dei casi.

ALLA RICERCA DI SOLUZIONI – In cima a questa classifica c’è ancora Milano, ovvero una delle zone maggiormente congestionate dal traffico, seguita a ruota dalla ‘fascia’ attorno a Venezia: sorpresa desta invece la posizione occupata da Roma e Napoli, certamente non esenti dal problema, ma nettamente staccate dal capoluogo lombardo in questa graduatoria.

Tuttavia, lo studio commissionato dal Ministero della Salute non verte solamente sulle criticità ma contiene anche elementi di ottimismo e prova a immaginare degli scenari virtuosi: stando a quanto si legge, se le leggi di tutela ambientale fossero rispettate, ogni anno si salverebbero circa 11 mila vite.

Non sono da sottovalutare nemmeno le stime che il progetto VIIAS ha redatto per il 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas per quella data è possibile se ci si attenesse alle soglie di legge e se si intervenisse a livello politico. Tra gli altri suggerimenti, c’è anche quello di incentivare la diffusione di impianti di riscaldamento a biomassa e di limitare la circolazione dei veicoli a diesel che, da soli, sono responsabili del 91% delle emissioni di particolato.

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