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Ebola: deceduto il primo malato Usa, l’infermiera spagnola è ancora in isolamento

A Dallas, in Texas, è morto il paziente “0”, il primo che aveva contratto il virus dell’Ebola negli USA. La notizia è stata data dalla struttura ospedaliera nella quel era ricoverato Thomas Eric Duncan. L’uomo, un quarantaduenne, è morto dopo 12 giorni di isolamento. Ora negli Stati Uniti dovrebbe partire un controllo della temperatura corporea per tutte le persone che arriveranno a bordo di aerei provenienti dalle regioni colpite dal virus, come la Guinea, la Sierra Leone e la Liberia. La notizia è stata lanciata dalla Cnn.

Intanto, Kent Brantly, il medico americano che aveva contratto il virus in Liberia e che è guarito, ha donato il suo sangue per cercare di guarire, attraverso gli anticorpi che si sono formati, un cameraman della Nbc, che ha contratto lo stesso virus. La trasfusione avverrà nella giornata di oggi negli USA e gli esperti ritengono che possa favorire la guarigione.

In Spagna, Teresa Romero, la quarantaquattrenne infermiera che è risultata positiva al virus, si trova ricoverata presso un ospedale della capitale, Madrid, mentre si sta cercando di capire come possa essere stata contagiata. La donna ha dichiarato di aver seguito con attenzione i protocolli di sicurezza previsti per chi opera con i malati di Ebola, e, dopo essere stata trattata con il siero “antivirale”, ha comunicato di stare meglio. Una ipotesi potrebbe essere quella di un errore mentre l’infermiera si stava togliendo la tuta ed i guanti, dopo aver soccorso dei missionari spagnoli morti dopo il rimpatrio dalla Sierra Leone.

Il Ministero della salute spagnolo sta investigando sul caso, ed intanto anche il marito di Teresa Romero è stato messo in quarantena precauzionale in ospedale, ed il cane appartenente alla coppia è stato ucciso, suscitando le proteste degli animalisti.

Sempre per quanto riguarda il contagio dell’Ebola, in Liberia si deve registrare un altro caso tra il personale dell’ONU, il secondo. La notizia di questo nuovo caso è stata confermata da un rappresentante dell’ONU, Stéphane Dujarric. Per far fronte all’epidemia arriveranno nuovi aiuti dalla Gran Bretagna, con 750 militari, tre elicotteri ed una nave “medica” destinati in Sierra Leone. L’obiettivo è quello di allestire nel più breve tempo possibile dei nuovi centri ospedalieri, mentre sulla nave ci sono dei reparti di terapia intensiva e gli elicotteri serviranno per il trasporto veloce dei pazienti verso questi reparti.

Il rischio di epidemie nel nostro continente resta molto basso, secondo quanto dichiarato da Zsuzsanna Jakab, dell’Oms, che ha parlato di casi sporadici “inevitabili”, ma ha aggiunto che i Paesi dell’Europa sono ben attrezzati a combatterli. In una nota della Banca mondiale è stato stimato che il costo per combattere l’Ebola potrebbe raggiungere nel 2015 i 32,6 miliardi di dollari.

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