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Grecia: accordo trovato, ma Tsipras all’angolo. 3 giorni per le riforme e vigilanza diretta Ue ad Atene

La situazione della Grecia pare sia ad una svolta decisiva.  Se positiva, però, ce lo dirà solo il tempo, visto che l’accordo, sventolato dalla Ue e enfatizzato come unanime relativamente al salvataggio di un Paese sempre più sull’orlo del baratro, a primo acchito appare estremamente penalizzante per gli Ellenici, con uno Tsipras, nonostante la legittimazione popolare conquistata con il referendum di domenica scorsa, costretto a cedere su molti ( o tutti?) versanti.

Le diciassette ore greche più lunghe di sempre

Ci sono volute ben diciassette ore per giungere ad una soluzione che pare possa porre rimedio ad una situazione che si faceva di ora in ora più preoccupante
I Parlamentari europei, infatti, hanno lavorato tutta la notte del 12 Luglio  per giungere ad un accordo, che ora dovrà essere approvato dal Paese ellenico.
Il terzo piano di salvataggio comprende diversi pacchetti finanziari in grado di risollevare la Grecia: questo sarà composto da una somma di denaro complessiva compresa tra gli ottantadue e gli ottantasei miliardi di euro, che serviranno per poter stabilizzare la situazione ellenica.
Venticinque miliardi verranno destinati alla ricapitalizzazione delle banche greche, in maniera tale che queste possano avere un fondo che permetta loro di avere il sostegno finanziario occorrente per per garantire la necessaria liquidità nazionale e non far sprofondare la Nazione nel dramma
Infine, un ulteriore investimento di cinquanta miliardi complessivi, che verrà finanziato periodicamente, il quale servirà alla Grecia per poter far ripartire l’economia, in ogni suo settore.

Le condizioni imposte alla Grecia.

Non poche, per usare un eufemismo, le richieste alla Grecia per addivenire ad un accordo, da parte di una troika sempre più intransigente nel corso di un aspro negoziato nel quale, voci di corridoio, riportano come lo stesso leader ellenico, durante uno dei tanti momenti di impasse della discussione, abbia fatto il gesto di sfilarsi  la giacca, chiedendo polemicamente ai propri interlocutori se dovesse lasciare anche quella.
Innanzitutto saranno solo 72 le ore concesse ad Atene  per poter creare ed approvare nuove strutturali riforme che andranno a pesare pesantemente in diversi settori, quali fisco e pensioni. Si parla infatti della soppressione della mini Iva esistente nelle isole, di un taglio alle pensioni, ma anche della maggiore facilità in termini di licenziamenti collettivi o di riforme al sistema giudiziario.
Una serie di impegni considerati vincolanti da parte dei vertici continentali per la concessione di una nuova apertura di fiducia, per un rapporto fiduciario – ha sottolineato non senza polemica la Merkel – fortemente compromesso, come dimostrato emblematicamente dal fatto che uno degli elementi maggiori di contendere sia stato quello legato alla richiesta da parte della Ue di un controllo diretto sull’operato ellenico, una sorta di avamposto della Troka nell’esecutivo greco. Supervisione che avrà luogo, con  Parlamento europeo, BCE e altre figure che controlleranno l’operato dell’esecutivo di Tsipras, per una richiesta che ha l’acre sapore del commissariamento e di certo non rende la situazione meno pesante e facile da sostenere.

La Grecia è stata umiliata o no?

Inutile sottolineare come le prime reazioni dal paese greco, soprattutto da parte di coloro che votarono al No al referendum, festeggiando in piazza un’apparente riconquista di dignità nazionale, non siano di giubilo, nonostante da Bruxelles ci si sia affrettati a rimarcare come si parli di un accordo che consenta a tutti di non aver perso la faccia.

“Nè vinti nè vincitori! La Grecia non è stata umiliata e nessuno ci ha perso la faccia”,

 

come ha chiosato al termine della maratona di colloqui, il  presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, parlando di un tipico accordo europeo, a cui fa eco  Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo,  enfatizzando l’accoglimento collegiale da parte di tutti gli stati membri:

“L’accordo è stato raggiunto all’unanimità, tutto pronto per andare a programma Esm con riforme serie e sostegno finanziario”

Anche se nessuno vorrebbe, probabilmente, indossare i panni di uno Tsipras che dovrà spiegare al proprio elettorato il perchè di un accordo che, così come è stato siglato, appare paradossalmente ancora più vessatorio di quello respinto fieramente il 5 Luglio, nonostante il leader ellenico, focalizzando l’attenzione su un debito ormai a un passo dal doppiare il pil ellenico,  abbia immediatamente postato sui proprio profili social, l’importanza di un risultato, giustificandolo con

“Abbiamo ottenuto un alleggerimento del debito e un finanziamento a medio termine”,

Tutti d’accorso sui vantaggio di avere impedito il Grecexit, ovvero l’uscita della Grecia dall’Unione Europea e dalla moneta dell’euro, come la stessa Angela Merkel, prodiga nell’argomentare su perché si sia giunti a questo accordo, sottolineando come ora il debito della Grecia sia meno pesante rispetto al passato.
Per Renzi, la chiusura della Grecia sarebbe stata insensata, e questi investimenti per il miglioramento, che verranno a breve effettuati sulla Grecia, sono migliori rispetto a quelli per un eventuale salvataggio.

Nel frattempo, la popolazione greca continua ad essere abbastanza diffidente, mentre le borse europee hanno aperto con diversi rialzi, tranne quella di Milano, rimasta statica e sugli stessi livelli di sempre.
Un accordo che, nonostante l’impegno di tutti i protagonisti nell’evidenziarne i vantaggi, al contrario appare scontentare i più, in primis uno Tsipras ch appare fortemente indebolito, soprattutto agli occhi della propria gente,  ed una nazione ellenica costretta ad una sorta di ennesimo commissariamento, chiamata ad altri gravosi sacrifici e, non meno importante, umiliata in un orgoglio nazionale che il referendum pareva aver risvegliato e che ora appare fortemente compromesso.
Difficile che questa Europa che si voleva dei popoli, con queste linee d’azione, riesca a conquistarne il consenso e creare una reale identità sovranazionale.

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