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Italia sotto minaccia, più navi e droni nel Mediterraneo per fronteggiare lo spettro dell’Isis

La strage di Tunisi compiuta dai seguaci dell’Isis, che ha portato alla morte di 23 persone all’interno del Museo Bardo, posto accanto al Parlamento, ha fatto scattare ancora di più l’allarme per il terrorismo. L’Italia, che ha visto morire nell’attentato alcuni suoi cittadini, ha deciso di rafforzare l’area del Mediterraneo, aumentando sia le navi che gli aerei a difesa dell’area.

È pronta a partire, infatti, l’operazione denominata “Mare Sicuro“; il potenziamento dell’area è diventato fondamentale, in quanto le coste vicine a quelle italiane stanno diventando una “polveriera”, rischiando di esplodere in breve tempo. Dalla Libia, ormai in alcune sue zone finita in mano alle milizie, alla stessa Tunisia, teatro dell’ultimo attentato,  si è reso necessario aumentare drasticamente le forze adibite alla difesa.
Anche sul fronte interno, il coordinamento tra intelligence e forze di polizia diventerà più stretto; molti eventi importanti coinvolgeranno l’Italia nei prossimi mesi, dall’Expo all’Anno Santo, fino all’ostensione della Sindone programmata fra un mese.
Nel frattempo sono già iniziate, da parte della Marina Militare, le prime esercitazioni per l’operazione “Mare Sicuro”. Il ministro Roberta Pinotti ha già riferito alle Camere come sia stato necessario potenziare il dispositivo aeronavale. Verranno aggiunti, pertanto, aerei, elicotteri, velivoli che potranno contare sul pilotaggio remoto, ma anche unità navali e team destinati alla protezione marittima. Oltre a dover proteggere le linee di comunicazione, bisognerà monitorare la sicurezza dei natanti commerciali e le piattaforme off-shore nazionali. Verranno anche sorvegliate attentamente le formazioni jihadiste.
A preoccupare l’Italia è l’intenzione dell’Islamic State di giungere in Nordafrica, territorio nel quale gli interessi italiani sul piano economico sono molti. Oltre alle piattaforme petrolifere anche alcuni mercantili in navigazione potrebbero diventare obiettivo dei terroristi. Inoltre, deve essere monitorato costantemente l’esodo da parte dei migranti provenienti dalla Libia, che dovrebbe aumentare con l’arrivo della primavera, favorito dalle migliori condizioni atmosferiche. Si sta anche indagando su possibili legami esistenti tra terroristi provenienti da Tunisi e il nostro Paese.

Nel frattempo, continua la ricerca di maggiori informazioni in merito a quanto accaduto questa settimana a Tunisi.
Gli 007 e le forze dell’ordine hanno istituito il “Comitato di analisi strategica antiterrorismo”, attraverso il quale si cerca di far luce su tutti gli aspetti nascosti, per verificare se possa essere possibile il ripetersi di eventi simili.
Inoltre, grazie ai contatti tra le forze dell’ordine dei due Paesi, si sta indagando sul passato degli attentatori, per verificare un loro precedente passaggio in Italia; bisogna considerare, infatti, come siano pari a 2 mila i tunisini detenuti attualmente nelle carceri italiane. Da quanto emerso nelle ultime ore, sarebbero in corso delle verifiche su un Tunisino che non ha partecipato in modo diretto all’attacco, ma che potrebbe essere coinvolto nella sua organizzazione. Si tratterebbe di una persona già detenuta nel nostro Paese per terrorismo internazionale.
Anche altri due soggetti sono attualmente sottoposti a verifiche per escludere la loro partecipazione. Nel frattempo, è stato accertato che i due terroristi fermati per l’attentato siano stati addestrati in Libia. Questo è quanto emerso dalle parole del ministro tunisino della sicurezza Rafil Chelly. Sarebbero due elementi estremisti “salafiti”, giunti in Libia nel mese di Dicembre.

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