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La poesia del quotidiano in “Due giorni, una notte”, ultima fatica dei Dardenne. Recensione e trailer

Due giorni, una notte“, ultima fatica dei fratelli Dardenne, due volte trionfatori a Cannes, conferma come il cinema belga e in generale quello europeo possa contare sempre sui due registi, capaci di fare ancora una volta una pellicola socialmente impegnata, con una sceneggiatura ottima e che coinvolge e fa riflettere lo spettatore.

Sandra, a cui presta volto e voce Marion Cotillard, con l’aiuto del proprio marito, interpretato dall’italiano Fabrizio Rongione, ha una sola possibilità per non essere licenziata, ovvero fare in modo che i suoi colleghi accettino di non ricevere il proprio premio produzione: per fare ciò ha a disposizione un solo weekend.
Se la trama è effettivamente molto semplice, il tema trattato, ovvero quello del peggioramento delle condizioni di vita della classe media, la più colpita dalla crisi, è di stringente attualità e viene affrontato in maniera molto realistica.

Le motivazioni che stanno alla base della necessità per alcuni di avere a qualunque costo questo premio di produzione, che per la protagonista vorrebbe dire essere licenziata, sono egualmente condivisibili e mettono lo spettatore di fronte a questioni morali e etiche di difficile soluzione. Gli attori, prima su tutti Marion Cotillard, danno ancora più sostanza a questa pellicola, che pur essendo decisamente da inserire nel filone del cinema “impegnato” non annoia assolutamente e al contempo fa riflettere sulla condizione della società attuale e su tutte le sue quotidiane mancanze di umanità.

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