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Morire d’amianto, 3.000 vittime all’anno e inesistenti politiche di bonifica. Previsti 80 anni per liberarsene

Da tempo ormai è nota la nocività dell’amianto, il minerale naturale definito “killer silenzioso“, capace di uccidere ogni anno circa 3 mila persone, metà delle quali muoiono poiché colpite da mesotelioma.

Nel nostro Paese è vietato da oltre vent’anni: era, infatti, il 1992 quando l’amianto venne dichiarato fuori legge, ma il suo smaltimento sul territorio sta andando avanti con eccessiva lentezza. Continuando così, saranno necessari più di ottant’anni per eliminarlo del tutto.
La pericolosità dell’amianto (o asbesto) risiede nella sua diffusione; questo materiale, infatti, si trova praticamente ovunque: nei tetti di palestre e scuole, nelle tubature, nelle rotaie, nei rivestimenti di garage ed è dunque facile comprendere che gran parte delle persone può entrare in contatto con l’amianto praticamente tutti i giorni. Ed è proprio l’eccessiva esposizione all’asbesto a causare il mesotelioma, un particolare tumore che colpisce circa 1.500 persone ogni anno. E la legge che ha messo al bando l’amianto in Italia sembra essere servita a poco, numeri alla mano: lo smaltimento procede con impressionante lentezza, visto che sul territorio rimangono ancora circa 32 milioni di tonnellate di amianto, ovvero qualcosa come cinque quintali per ciascun cittadino.
I siti che ancora necessitano di una bonifica – secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Ambiente – sono più di 35 mila e ogni anno vengono smaltite circa 380 mila tonnellate di amianto, un ritmo troppo lento vista la quantità di asbesto presente sul territorio.
Una fra le aree più a rischio dell’intera Penisola è Bari, poiché nel capoluogo pugliese aveva sede, sino al 1985, lo stabilimento Fibronit, un impianto che realizzava manufatti utilizzando materiali cancerogeni. L’area è particolarmente a rischio poiché la fabbrica era situata nelle vicinanze di tre quartieri molto popolosi. Bari si trova al secondo posto fra le zone più a rischio, preceduta solo da Casale Monferrato, zona piemontese in cui aveva sede la fabbrica Eternit, ritenuta responsabile di oltre 1.700 decessi. In questa ben poco meritoria classifica trovano posto anche Broni, in provincia di Pavia, che ospitava uno stabilimento Fibronit, Priol (provincia di Siracusa) dove aveva sede un impianto di Eternit Siciliana, Balangero, comune di Torino, per via della cava di Monte San Vittore.
Altre aree a rischio sono quelle Napoli Bagnoli, anche in questo caso per la presenza di impianti Eternit, Tito – in provincia di Prato – poiché qui si trovava l’ex Liquichimica, e Biancavilla ed Emarese, rispettivamente in provincia di Catania e Aosta, per la presenza delle cave di Monte Calvario e le Cave di Pietra.

Nell’arco di quindici anni dopo la messa al bando dell’amianto, ovvero dal 1993 al 2008, le persone che si sono ammalate di mesotelioma sono state oltre 15 mila; questa malattia è una neoplasia piuttosto aggressiva che va a colpire il mesotelio, membrana di tipo fibroso che riveste diverse strutture e organi fra i quali polmoni, pleura (la parte più interna della cassa toracica), testicoli, cuore e intestino. Come detto, questa patologia è provocata da un’esposizione prolungata all’amianto, per tale ragione gli esperti affermano che è di fondamentale importanza accelerare i tempi di bonifica dei siti che sono contaminati da questo minerale, il quale è ancora presente in grosse quantità in forme diverse in tutte le regioni italiane, non solo all’interno degli stabilimenti, ma anche in edifici sia privati che pubblici. La legge numero 57 promulgata il 27 Marzo 1992 impone una verifica sulla presenza di amianto all’interno di edifici pubblici, mentre le norme riguardo lo smaltimento dei materiali ritenuti pericolosi sono state inserite nelle leggi successive. Il materiale dev’essere rimosso esclusivamente da personale specializzato.
La malattia ha un periodo di latenza in genere molto lungo, che va dai 20 ai 40 anni e questo comporterà, secondo il parere degli esperti, un incremento dell’incidenza nei prossimi anni. Al momento, sfortunatamente, non esiste un metodo affidabile per la diagnosi precoce, dunque il tumore viene diagnosticato quando si trova in fase già avanzata e sono dunque limitate le opzioni terapeutiche.
Per questa serie di ragioni il mesotelioma resta uno fra i tumori in assoluto più letali. Alcuni dei sintomi sono difficoltà respiratoria, dolore al torace e tosse, problemi che si intensificano con l’andare del tempo.

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