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Iraq, blitz delle forze speciali americane in prigione dell’IS: 70 ostaggi liberati, soldato statunitense resta ucciso

Un’operazione speciale delle forze americane, coadiuvate da unità di peshmerga e di forze di sicurezza irachene, ha permesso di liberare 70 ostaggi curdi, nella notte tra mercoledì e giovedì, da una prigione dell’IS nei pressi di Hawija, località della provincia di Kirkuk, nel nord del paese.

Il Pentagono, che ha confermato il blitz attraverso il suo portavoce Peter Cook, ha riferito anche che un soldato statunitense sarebbe rimasto ucciso negli scontri. Si tratterebbe del primo soldato americano morto in Iraq in operazioni di terra contro lo Stato Islamico.
Gli USA infatti, fino a questo momento, si erano limitati a fornire supporto dall’alto alla coalizione anti-IS, impiegando numerosi aerei e droni che, da molti mesi a questa parte, hanno compiuto centinaia di raid contro le postazioni dei militanti dello Stato Islamico.
Quest’operazione invece, che è costata la vita ad un soldato statunitense, potrebbe essere sintomatica di un cambio di rotta dell’amministrazione Obama, che mesi fa aveva annunciato chiaramente la sua strategia “No boots on the ground”. Intanto non ci sono notizie ufficiali circa l’identità degli ostaggi e dei loro carcerieri.

Il raid è arrivato più di un mese dopo l’annuncio delle forze di sicurezza curde che dozzine di uomini erano stati rapiti vicino Hawija dai militanti dell’IS. A questo punto ci sono pochi dubbi che l’operazione sia collegata al rapimento di inizio Settembre.
Una fonte Reuters sostiene che il blitz ha colpito un edificio nell’area di Hawija, rifugio di numerosi dirigenti dello Stato Islamico, è durata diverse ore ed ha visto anche l’impiego di diversi elicotteri.
NBC news afferma, citando fonti non identificate, che l’operazione è stata richiesta dalle autorità irachene in seguito ad un’informazione diffusa dalla CIA circa l’imminente esecuzione di massa degli ostaggi. Le fonti annunciano anche che gli ostaggi liberati sono di etnia curda e danno notizia di diversi feriti tra i soldati impegnati nel blitz.

Anche Sheikh Jaafar Mustafa, alto ufficiale dei peshmerga, ha confermato il blitz, sebbene abbia affermato di non essere al corrente di ulteriori dettagli a riguardo.
Il Consiglio di Sicurezza del Kurdistan iracheno, dal canto suo, afferma che per il momento non si riscontra la presenza di Curdi tra i prigionieri liberati. Intanto un giornalista di al-Arabiya, che cita fonti curde, ha affermato che alcuni tra gli ostaggi liberati sono in possesso di passaporto americano. Dei 70, circa la metà sarebbero civili, compreso un giudice iracheno, mentre l’altra metà sarebbe composta da combattenti curdi.

Dall’inizio del conflitto contro l’IS, i Curdi, che sono una minoranza etnica in Iraq, hanno pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane, fronteggiando efficacemente con truppe di terra e praticamente da soli, l’avanzata dello Stato Islamico in Iraq.

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