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Usa: suicidio sospetto di un’attivista afroamericana e in America torna la tensione

Si tratta del caso di Sandra Bland, morta nella sua cella a 28 anni. L’attivista, in base alle dichiarazioni ufficiali della Polizia, si sarebbe suicidata in carcere, anche se gli amici della vittima non credono in alcun modo alla versione delle Forze dell’ordine.
In rete è emerso un video dal quale emergerebbero le minacce effettuate con un taser ed il trattamento a cui sarebbe stata sottoposta la ragazza al momento dell’arresto. Oltre a questo caso, ad aver fatto montare la rabbia contro la polizia è anche quello che ha visto come protagonista Samuel Dubose, 43 anni, il cui corpo senza vita si trova all’interno dell’obitorio di Cincinnati.

Nelle ultime ore, intanto, il cadavere della giovane Sandra è tornato nella sua abitazione di Naperville, a Chicago. A riportarlo a casa è stato un furgone messo a disposizione dal Dipartimento di sicurezza del Texas. Negli ultimi mesi sono state molte le morti “sospette” che hanno coinvolto la polizia americana; tra le altre, è sufficiente ricordare quelle di Eric Gardner, avvenuta a New York, di Freddy Gray, a Baltimora, e di Walter Lamer Scott, che ha perso la vita a North Charleston.
Per quanto riguarda Sandra Bland, era molto nota nella sua città natale per il suo impegno nel movimento chiamato “Black Lives Matter”
(“Le vite dei neri contano”).
La sua morte risale al 13 Luglio, quando è stata trovata impiccata nella sua cella; per compiere il suicidio avrebbe utilizzato un laccio proveniente da un sacco della spazzatura. Si trovava in prigione da 3 giorni, per ingiurie e per aver opposto resistenza a pubblico ufficiale.
In base ai risultati dell’autopsia non vi sono dubbi in merito al suicidio. Nonostante ciò Elton Mathis, in qualità di procuratore distrettuale, non ha voluto chiudere l’indagine, che è stata classificata come omicidio.

Tutto è nato il 10 Luglio, quando la ragazza si trovava a bordo della sua auto per recarsi a Houston, dove lavorava all’interno dell’università. Arrivata in Texas, precisamente nella città di Hempstead, ha saltato la linea che suddivide le corsie, venendo fermata da un agente di pattuglia. Quanto avvenuto nei tre quarti d’ora successivi è stato registrato da un video, che la stessa auto della Contea ha voluto diffondere nei giorni successivi. Ma l’episodio è stato ripreso anche da alcune telecamere amatoriali.
Esaminando le immagini il poliziotto, Brian Encina, si dimostra inizialmente piuttosto calmo, mentre la ragazza appare decisamente seccata. Sandra inizia a sfogarsi, inducendo il poliziotto a chiederle di smetterla. Successivamente, lo stesso Encina chiede alla ragazza di spegnere la sigaretta che ha in bocca, salvo ricevere una risposta negativa. A quel punto l’agente invita la giovane a scendere dall’auto, urlando e minacciandola. Sandra si oppone ed è , per tutta risposta, il poliziotto tira fuori dalla tasca il taser e decide di ammanettare la donna avvisando la centrale.
I minuti seguenti non rientrano nell’inquadratura della telecamera. Si sente Sandra insultare l’agente, quindi si possono udire i rumori di una possibile colluttazione. In uno dei video amatoriali, la donna viene ripresa sdraiata a pancia in giù, quindi girata.

Dopo che il video è apparso in rete sono scattate le proteste; oltre che la gente comune, soprattutto rappresentanti afroamericani, si è assistito anche alle reazioni del mondo della politica e a quelle dell’opinione pubblica. Steven MacCraw, il capo del Dipartimento della sicurezza del Texas, dopo aver fatto diffondere le riprese, ha indicato come l’agente abbia agito violando quelle che sono le normali procedure d’arresto.
Inizialmente, sono arrivate anche delle accuse riguardanti il primo video messo a disposizione; diverse persone, infatti, lo ritenevano tagliato in più punti. Questo ha portato la stessa Polizia a diffonderne un secondo.
Dopo la morte di Sandra, Helen Giddings, che riveste la carica di deputata della Camera dei rappresentanti, ha affermato che esisterebbe una correlazione tra il fermo e la morte della ragazza. Come se non bastasse, nelle stesse ore dell’arresto della giovane, in Ohio Samuel Dubose veniva fermato da Ray Tensing, un agente che ha bloccato l’auto del 43enne per mancanza della targa anteriore. Alla richiesta di mostrare la patente, Dubose ha risposto porgendo all’agente una bottiglia. Dopo un acceso diverbio, l’auto condotta da Samuel si è mossa finendo contro il poliziotto, che ha reagito sparando all’uomo. Il colpo alla testa è stato fatale.
Altri due episodi destinati ad alimentare la miccia, da tempo pericolosamente accesa negli Usa, di scontri razziali.

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