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Addio al dantista Vittorio Sermonti: l’Italia perde un altro grande intellettuale del Novecento

ADDIO A VITTORIO SERMONTI – Dopo gli addii negli ultimi dodici mesi a Umberto Eco, Ettore Scola e Dario Fo, l’Italia perde un altro pezzo della storia del Novecento, oltre che uno dei suoi più poliedrici intellettuali. Nella serata di ieri, presso l’Ospedale Sandro Pertini di Roma, si è spento all’età di 87 anni Vittorio Sermonti, apprezzato attore e drammaturgo, ma anche scrittore, regista televisivo e dantista. La notizia è stata data nelle prime ore di questa mattina e arriva solamente a pochi giorni di distanza dall’ultimo messaggio lasciato sui social network: in un tweet pubblicato lo scorso 21 novembre sul proprio profilo (@VSermonti), l’intellettuale originario della Capitale si accomiatava da quelli che definiva i suoi “cari amici”, confessando l’intenzione di volersi prendere qualche giorno di riposo durante i quali avrebbe comunque goduto della compagnia dei “commenti” dei suoi follower.

UNA VITA DEDICATA AL TEATRO E A DANTE ALIGHIERI – Nato nel 1929 da una famiglia in cui spiccavano altre personalità di fama mondiale come i fratelli Giuseppe e Rutilio (rispettivamente genetista e storico), Vittorio Sermonti ha attraversato la storia culturale e artistica dello scorso secolo come una delle figure più eclettiche del panorama nostrano, arrivando ad eccellere in numerosi campi. Il suo nome era diventato subito noto tra gli anni Sessanta e Settanta, grazie ai suoi primi romanzi, alle collaborazioni con diversi quotidiani, senza mai tralasciare però l’amata attività di docente che svolgeva non solo presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, ma anche al Liceo “Torquato Tasso”.

Di recente era tornato pure alla narrativa dopo una pausa di ben 27 anni e il suo libro autobiografico “Se avessero” era stato selezionato nella cinquina di opere finaliste del “Premio Strega”. Tuttavia, Sermonti verrà ricordato soprattutto per la sua opera di divulgazione grazie alle “letture” virgiliane e dantesche. Il suo commento alla “Divina Commedia”, e il riadattamento dell’opera anche in chiave scolastica, è l’eredità più importante che lascia alle nuove generazioni.