Cinema

De Sica e Rocco Papaleo interpreti de “La scuola più bella del Mondo”, recensione e trailer

Esce domani sugli schermi italiani il nuovo film del regista partenopeo Luca Miniero (“Incantesimo napoletano”, “Un boss in salotto”), una commedia dal titolo ” La scuola più bella del mondo“, nel quale il regista tenta di ricreare le atmosfere già viste nel suo precedente lavoro “Benvenuti al Sud“, portando lo spettatore ancora una volta all’interno dello scontro tra il Settentrione ed il Meridione d’Italia, giocando sui pregiudizi che coltivano ambo i territori.

In questa occasione l’input arriva da una gara che oppone due scuole medie, una della Val d’Orcia ed una di Acerra. In effetti la gara doveva svolgersi, secondo le intenzioni di Filippo Brogi, il preside della scuola toscana, interpretato da Christian De Sica, con una scuola africana, ma l’errore di battitura del bidello della scuola, fa arrivare l’invito ad una scuola media campana. A complicare le cose gli insegnanti che accompagnano la scolaresca napoletana sono un ex fumettista, Gerardo, interpretato da Rocco Papaleo, che si è riciclato controvoglia nelle vesti di insegnante, e Wanda, l’ex fidanzata del preside Brogi, che si era trasferita in una scuola del sud Italia, proprio per dimenticare del tutto la sua storia con Filippo, terminata con una rottura traumatica.
Il film va avanti tra battute e gag, fino a chiudersi con una morale, che sembra in contrasto con quanto di dissacrante espresso in precedenza. Non mancano anche una serie di chicche comiche, come ad esempio la conversazione che accade, via Skype, tra Lello Arena, nei panni del preside della scuola di Acerra, e Filippo Brogi. Altri interpreti sono Nicola Rignanese, Angela Finocchiaro, Ubaldo Pantani, Miriam Leone, Massimo De Lorenzo e Daniela Terreri.

Evidente il messaggio che vorrebbe veicolare  Miniero  con “La scuola più bella del mondo”, il riflettere sulla condizione di un sistema scolastico che, sia al Nord come al Sud, appare  malandato come non mai, mentre dovrebbe essere il punto di partenza di un Paese che sta sempre più invecchiando e che, trascurando la crescita dei giovani, rinuncia in partenza al proprio domani.

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