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Dopo Tunisi, l’Isis minaccia sul web ancora il nostro Paese: “Scorrerà tanto sangue italiano”

L’Italia continua ad essere nel centro del mirino dell’Isis, che dopo aver rivendicato l’attentato di Tunisi nel Museo del Bardo, continua ad inondare di messaggi il web. In uno di questi si annuncia che l’attentato portato a termine a Tunisi è solo “la prima goccia” di una pioggia che in futuro sarà molto intensa. In un altro messaggio, sempre su Twitter, si parla dell’uccisione del ferimento di decine di persone, definite “crociati ed apostati“, da parte dei miliziani islamici, che stanno in questo modo portando, non solo in Tunisia, il terrore nei loro cuori. Cenni anche alla cattura degli ostaggi, che vengono definiti cittadini malvagi, appartenenti ai “Paesi crociati“, con l’Isis impegnata nel ribadire sempre il solito tragico ritornello “Si tratta solo dell’inizio“.
Il movimento jiahdista ha, inoltre mostrato su Twitter la foto di una delle vittime italiane, con la scritta, “schiacciato il crociato“, per un’immagine tanto vergognosa quanto paradossale, avendo quale sfortunato protagonista un pacifico pensionato, la cui unica colpa è quella di aver seguito la compagna in una vacanza di un paio di giorni. Ritrovati tra le vittime anche i primi  due Italiani dati in un primo momento come dispersi, sono una settantenne di Meda, Giuseppina Biella, ed una donna di Torino, Antonella Sesino.

La Tunisia, il giorno dopo l’attentato più grave della storia della sua capitale, è letteralmente sotto shock. Il bilancio aggiornato parla di 21 vittime, tra cui 4 italiani, e 47 feriti. Sono inoltre stati uccisi anche i due terroristi che avevano portato a termine l’attentato.
Le vittime sono in larga maggioranza, 18, turisti stranieri che si trovavano in visita al museo, mentre gli altri 3 sono un agente di polizia, una donna addetta alle pulizie ed un autista di pullman. Il riconoscimento delle vittime italiane è stato effettuato dal personale dell’Ambasciata. A Tunisi dovrebbero comunque arrivare i parenti delle vittime per effettuare il riconoscimento formale.
Il Ministro Gentiloni ha commentato l’accaduto dicendo che il nostro Paese è in stato d’allerta, ma non si sente assolutamente in guerra. Tra i nostri connazionali ne mancavano ancora due all’appello, ma successivamente sono stati ritrovati. Uno dei due è ferito, in modo abbastanza grave. Tra i dispersi inizialmente anche una coppia spagnola, proveniente da Valencia, con la donna è incinta. Sono stati ritrovati dopo che si erano nascosti proprio nelle vicinanze del museo.
Le autorità tunisine hanno dichiarato che questo attentato è il più grave accaduto, da quando nel 2002 fu attaccata la sinagoga di Djerba. Prima di questo episodio la Tunisia era un modello di stabilità, ma questa improvvisa accelerazione di violenza impone adesso alle autorità locali di assumere misure di sicurezza molto più attente. Il Presidente Beji Caid Essebsi ha dichiarato che il suo Paese è “in guerra” contro il terrorismo e nella giornata di ieri sono già state arrestate 9 persone, che sono in parte direttamente collegate all’attentato, ed in parte fiancheggiatori.
Identificati, inoltre, i due attentatori, che sono stati uccisi durante il blitz delle forze di sicurezza. Il primo si chiamava Yassine Laabidi, ed il secondo Hatem Khachnaoui, che aveva fatto perdere le sue tracce da almeno 3 mesi. La sorella ed il padre di quest’ultimo sono stati arrestati, mentre si trovavano nella loro abitazione a Sbiba. Habid Essid, premier tunisino, ha dichiarato che uno dei due terroristi era già nel mirino dei locali servizi segreti.

Dell’attentato ha parlato anche il Presidente della Repubblica, Mattarella, il quale ha dichiarato che il tempo a disposizione per combattere il terrorismo è limitato. Per Mattarella l’attentato di Tunisi è non solo un attacco alla democrazia, ma anche alla cultura. Anche Papa Francesco ha partecipato al cordoglio delle vittime ed ha inviato un telegramma all’arcivescovo di Tunisi.
La nave da crociera della compagnia Costa, ha intanto salpato dal porto di Tunisi per continuare il suo percorso nel Mediterraneo, con quattro passeggeri in meno e un enorme carico di dolore in più.

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