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Guatemala: erutta il vulcano Fuego, quasi 200 dispersi

“Continueremo fino a quando sarà ritrovata l’ultima vittima, anche se non possiamo ora sapere e dire quante ce ne saranno”.

Queste sono le toccanti e lapidarie parole di un ufficiale dell’esercito guatemalteco impegnato, senza tregua, nell’opera di salvataggio dei dispersi e di ricerca e identificazione dei cadaveri nei dipartimenti di Escuintla, Chimaltenango e Sacatepequez.

Vista l’altezza del vulcano (3.700 metri) e la enorme potenza del suo flusso piroclastico (la cui velocità può superare i 100 km all’ora, ulteriore motivo per cui risulta arduo fuggire) è estremamente difficile valutare quanti paesi e soprattutto quante persone siano state travolte dalla veemente esplosione del Fuego, la cui colonna di ceneri ha raggiunto i 10.000 metri di altezza; i primi dati indicano in circa un milione e 700.000 le persone presenti nella regione e potrebbero essere rimaste coinvolte da questo tremendo evento naturale.

Particolarmente straziante è stato il momento in cui sono stati recuperati i cadaveri di una famiglia i cui componenti sono stati trovati abbracciati, proprio come nel famoso “orto dei fuggiaschi” di pompeiana memoria.

La particolarità di questo vulcano, attivo ininterrottamente dal 2002, è la sua natura “a cono” – stratovulcano, che alterna fasi di vaste esplosioni a fasi di colate di lava fluida ; in questo contesto il magma svolge un’azione di ostruzione del camino vulcanico dando luogo ad una sorta di tappo, pronto a “stapparsi” quando la pressione sottostante è in grado di scardinare l’ostruzione.

Le scene apocalittiche e il paesaggio devastato, ma soprattutto le modalità con cui è avvenuta la morte di più di 70 persone (anche se i dati sono purtroppo destinati a salire) richiamano alla mente le vicende della “nostra Pompei“; anche se le strade non portano i nomi di Via dell’Abbondanza, di Via Stabiana, la sensazione è quella di camminare per le strade della nota cittadina campana; colonne di cenere e colate di fango vulcanico hanno intrappolato decine di persone che non sono riuscite a trovare una via di fuga mentre sono migliaia le persone che hanno perso tutto e per le quali le Nazioni Unite sono pronte a garantire la necessaria assistenza.