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“I membri dell’Isis non sono Musulmani”, Obama dichiara guerra al Califfato cercando aiuto nell’Islam moderato

La situazione in Libia, con l’avanzata sempre più imponente dell’Isis, sta preoccupando non solo l’Unione Europea, ma tutta la Comunità Internazionale, compresi gli Stati Uniti d’America.

E’ per questo che il presidente americano Barack Obama ha voluto intervenire, sottolineando come sia iniziata una vera è proprio guerra contro i terroristi dell’Isis. Infatti già da tempo gli Stati Uniti partecipano alla missione che prevede massicci bombardamenti sui territori conquistati dallo stato islamico. Nel suo discorso il Capo dello Stato americano ha voluto rimarcare fortemente che combattere l’Isis non vuol dire combattere i Musulmani, perché seguaci del Califfato non sono Musulmani ma solo violenti terroristi che non hanno nessuna pietà dell’essere umano.
In questo discorso il Presidente a stelle e strisce ha ribadito la vicinanza americani ai veri Musulmani, quelli moderati, anch’essi vittime, le prime, delle violenze dell’integralismo religioso e ha voluto tendere loro una mano, invitandoli a collaborare insieme con il mondo occidentale per sconfiggere definitivamente questa minaccia. Una minaccia che nuoce principalmente all’Islam, invitando tutti a sfuggire dal  luogo comune che se qualche Musulmano si rende autore di atti criminali, tutti lo siano.  Sottolineando come occorra rimanere uniti contro le false promesse dell’integralismo, di un Califfato che non parla a nome di un miliardo di Musulmani e che continua a fare più vittime musulmane che non, e che quindi va fermato nell’interesse di tutti.

Intanto all’Onu in queste ore si discuterà della situazione libica, in un contesto in cui la maggior parte dei Paesi (Italia compresa) cercherà di trovare una situazione diplomatica per porre fine all’escalation di violenza che sta infiammando il continente nord africano. Un incontro nel quale, come ha sottolineato il nostro rappresentante alle Nazioni Unite, l’Italia è pronta a fare la sua parte anche assumendo un ruolo guida ad una stabilizzazione della Libia che deve avvenire attraverso una soluzione politica. Dello stesso avviso lo stesso Alfano che, intervistato a  margine del summit sull’estremismo violento tenutosi a Washington, ha ribadito come l’Italia abbia intenzione di muoversi solo all’interno di un quadro Onu, ma che il rapido succedersi di eventi in Libia richieda un intervento immediato degli organismi internazionali.

Tuttavia più tempo passa più questa soluzione diventa poco praticabile, ed è qui che iniziano i problemi.
Infatti mentre paesi come l’Egitto, stanno conducendo  operazioni militari di terra per combatter l’Isis ( di qualche ora fa la notizia di 155 miliziani uccisi nel primo raid compiuto), il mondo occidentale (compresi alcuni esponenti della Casa Bianca) vorrebbero evitare questo tipo di opzione, poiché si corre il rischio di entrare in un conflitto dal quale non si sa quando se ne uscirebbe e quali danni umani ed economici potrebbe comportare.
Una cosa però è certa, la minaccia dell’Isis è troppo grave per rimanere indifferente, per questo tutti coloro che vogliono la pace devono individuare precise strade diplomatiche che possano disinnescare la maggiore minaccia mondiale dell’ultimo cinquantennio.

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