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Obama ammette il fallimento della strategia per la lotta all’Isis in Iraq

Obama avverte sulle problematiche della strategia americana decisa per la lotta contro l’Isis in Iraq. Secondo il presidente ed i suoi collaboratori infatti la linea scelta non sta funzionando, motivo che lo ha spinto a riunire il Consiglio per la sicurezza nazionale per modificare obiettivi e metodologie.

L’avvenimento che ha forzato a tali riflessioni è stata la caduta di Ramadi, segno chiaro dei problemi riscontrati nella lotta contro lo Stato islamico da parte degli USA e del governo iraniano.
Il progetto iniziale dell’America era infatti quello di agire più sulla ricostruzione che sulla guerra, puntando infatti a creare un nuovo governo comprensivo della minoranza sunnita, oltre al riaddestramento dell’esercito regolare di Baghdad per risollevare lo stato delle forze locali e cambiare le sorti dei combattimenti.

Tale strategia però non ha funzionato ed il premier sciita al Abadi, scelto al posto di al Maliki, non è riuscito a ringraziarsi la fiducia e quindi l’appoggio dei sunniti. Le province e i suoi abitanti si fidano infatti del regime terroristico e non del governo, in quanto temono un ripresentarsi della situazione in cui il generale Petraeus aveva sconfitto al Qaeda in Iraq grazie alla regione sunnita, ma dopo la sconfitta di Saddam questi erano stati emarginati ed aggrediti.

Anche lo stesso esercito regolare poi non riesce ad essere efficiente, fuggendo continuamente dinanzi agli esponenti dell’Isis.

Per prima cosa quindi Washington ha deciso di sospendere i piani per la riconquista di Mosul. La prossima mossa sarà quella di far includere al premier al Abadi i sunniti, armando anche le tribù della provincia per resistere a Daesh. Dopodiché saranno proprio i soldati americani ad intervenire attraverso un aumento sostanziale dei raid aerei come quello lanciato contro Aby Sayyaf. Come ultimo punto del nuovo piano poi si cercherà sempre di evitare che il Califfo riesca a puntare su Baghdad.

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