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Il Pakistan proclama 3 giorni di lutto per la strage a scuola “È il nostro 11 Settembre”

Una scuola pubblica di Peshawar, in Pakistan, gestita dai militari, è stata ieri lo scenario di una strage immane, nella quale sono rimasti uccise 145 persone, 132 dei quali studenti della scuola, di età compresa tra i 7 ed i 16 anni. Altre 124 perone sono rimaste ferite, e sono ricoverate negli ospedali della città e di quelle vicine. Tra questi 121 sono minori. Per alcuni si teme per la vita.

E’ stata una mattinata di orrore, con l’attacco che è stato portato alle 10.30 da parte di un gruppo di Talebani in uniforme, che sono penetrati all’interno della scuola ed hanno dato il via ad una serie di sparatorie. La scuola si trova sulla Warsak Road, ed i 7 Talebani dopo essere entrati hanno iniziato a prendere in ostaggio numerosi studenti, poi sono passati di classe in classe uccidendo senza pietà chiunque si trovasse all’interno. Nella grande confusione che si è creata all’interno della scuola, i cui studenti sono in larghissima parte figli di militari pakistani, molte persone sono comunque riuscite a fuggire e successivamente hanno raccontato ai giornali ed alle televisioni quello che è accaduto all’interno della scuola. Si è così venuti a conoscenza che uno dei terroristi, un kamikaze, si è fatto esplodere in mezzo alla folla, provocando molti morti, ed in una classe, i Talebani hanno ucciso un insegnante, dandogli fuoco, e costringendo gli studenti a guardarlo mentre moriva. Nel corso dell’attacco i terroristi hanno utilizzato anche una serie di ordigni esplosivi, che sono esplosi rendendo la situazione all’interno della scuola ancora più drammatica.L’azione terroristica contro la scuola di Peshawar è stata rivendicata dal gruppo Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP), il cui portavoce ha fatto sapere che l’attacco rappresenta la risposta alle azioni dell’esercito contro i militanti talebani, che sono avvenute negli ultimi mesi, nella Khyber Agency e nella zona del Waziristan settentrionale.
Dopo l’assalto, sono intervenute le forze di sicurezza pachistane, ed alla fine di una serie di conflitti a fuoco, tutti i terroristi sono stati uccisi.

La notizia dell’attacco terroristico è rimbalzata immediatamente su tutti i media internazionali e sui social network, e si è verificata una condanna unanime da parte di Governi ed istituzioni. Dagli Stati Uniti si è fatta sentire la voce del Presidente Barack Obama, che ha definito depravata l’azione dei terroristi, contro dei bambini; “un atto di vigliaccheria“, è stata la definizione usata da Ban Ki moon, Segretario delle Nazioni Unite. In Italia il ministro degli Esteri Gentiloni ha definito i fatti di Peshawar un “crimine contro l’umanità“. Da Londra, Malala, la giovane pachistana vincitrice del Nobel per la pace, che è sopravvissuta ai tentativi di uccisione da parte degli stessi Talebani, non ha esitato a definire l’accaduto come un segno di viltà e di atrocità da parte dei terroristi. Altri messaggi sono giunti praticamente da tutto il Mondo; dalla Germania il presidente Gauck e la cancelliera Merkel hanno assicurato il loro appoggio al Pakistan nella lotta contro il terrorismo. Significativamente, una condanna dell’attacco è arrivata anche dai Talebani afgani, che hanno detto che l’uccisione dei bambini è contraria ll’Islam. Il premier Nawaz Sharif, che dopo aver avuto la notizia dell’attacco si è recato immediatamente a Peshawar per coordinare le azioni delle forze di sicurezza, ha dichiarato che l’esercito risponderà immediatamente all’assalto contro la scuola, intensificando le azioni che si stanno portando avanti dallo scorso mese di Giugno. Sharif ha dichiarato che l’azione dell’esercito non si fermerà sino a quando tutti i terroristi non saranno stati eliminati.

Intanto ne l Paese è stato decretato un lutto nazionale di 3 giorni per quello che, emblematicamente, il quotidiano “The Express tribune” ha ribattezzato come:

l” 11 Settembre del popolo pakistano. E’ un attacco al futuro del Pakistan, ai suoi giovani figli e figlie“.

Un evento talmente drammatico per Peshawar ed i propri abitanti, da sempre temprati a dolore e lutto, conclude il giornale, da non avere precedenti in una storia lunga ben 2.500 anni.

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