Misteri

L’artemisia aiuto contro i tumori tra speranze e bufale

L’artemisia viene considerata da alcune persone che la assumono in maniera costante come una sorta di erba magica. Uno studio effettuato dall’università della California ha spiegato che essa eliminerebbe le cellule del polmone malate, arrivando anche in in alcune circostanze, ad arrestare  la crescita di un tumore maligno.

Il dottor Alberto Laffranchi ha spiegato a che punto è la ricerca su una sostanza di questo tipo e sulle sue proprietà. Studi effettuati dalla Me.Te.Co hanno descritto l’artemisia, utilizzata inizialmente come un antidoto contro la malaria, come una sostanza in grado di contenere principi attivi che inibirebbero la crescita di numerose tipologie di tumori. Tra queste, i linfomi, i melanomi, la leucemia, i tumori al cervello, al colon, dell’ovaio, della mammella, del rene, dei polmoni e di tanti altri organi ancora. Tuttavia, l‘efficacia di un simile prodotto è ancora tutta da dimostrare, dato che le varie sperimentazioni sono state effettuate in vitro e non  in vivo.
La pianta dell’artemisia è stata prima studiata in Cina negli anni ’60, per poi essere oggetto di ricerca in vari altri Paesi del Mondo. La sua azione antimalarica è subito apparsa evidente a molti, ma altre ricerche hanno sottolineato l’importanza dell’artemisina, un sostanza in essa contenuta. Quest’ultima e i suoi derivati sono stati sperimentati su alcuni animali e si spera che in futuro possano essere il principio attivo di farmaci in grado di contrastare le cellule tumorali, impedendo la formazioni delle temutissime metastasi. Bisogna comunque considerare che il cancro è una patologia difficile da interpretare e che sono necessari vari approfondimenti clinici per valutare l’efficacia di una cura piuttosto che di un’altra.

Attualmente, l’artemisia può essere considerata al massimo come una forma di medicina alternativa. Bisogna verificare se essa potrà sostituirsi un giorno alla chemioterapia ed essere quindi utilizzata nel ramo dell’oncologia. Non si esclude la possibilità che in futuro le case farmaceutiche (anche se la mole di interessi economici che ci ballano attorno non depongono a favore della sponsorizzazione di eventuali sostanze utili) possano iniziare a considerare metodi alternativi, come ad esempio l’omeopatia, la fitoterapia e le medicine utilizzate tradizionalmente in Cina o in India. La discussione sull’efficacia dell’artemisia risveglia anche le passate polemiche riguardanti il metodo Di Bella e o il Metodo Stamina di Vannoni. Tuttavia, è necessario ricordarsi che ad ogni sistema scoperto deve seguire una sperimentazione, che si suddivide in tre passaggi. Il primo stabilisce il grado di sicurezza, il secondo riguarda l’utilizzo su  pazienti come cavie e il  terza misura l’efficacia del metodo e suoi eventuali effetti collaterali con il passare del tempo.

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