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Le insolite manifestazioni collegate al coronavirus comprendono anche il priapismo.

In una recente ricerca scientifica riportata dalla rivista Lancet, è stato evidenziato che, tra le varie manifestazioni collegate al coronavirus, vi sono anche fenomeni di erezione prolungata, un disturbo conosciuto col nome di priapismo.

Oltre ai caratteristici sintomi a carico dell’apparato respiratorio (tosse, difficoltà respiratorie e febbre) e a quello olfattivo (anosmia), sono stati riportati anche problemi di altro genere, che all’apparenza non sembrano avere nulla in comune con il Covid-19.

Recentemente è stata diffusa la notizia che un paziente americano di 69 anni, ammalato di Covid-19, ha sviluppato un’erezione di 3 ore che, secondo i medici, potrebbe essere collegabile al coronavirus.

Com’é noto, l’erezione del membro maschile dipende da un aumentato afflusso di sangue ai corpi cavernosi, due strutture anatomiche presenti nel corpo del pene.

L’ammalato sessantanovenne, probabilmente in seguito alla formazione di un coagulo provocato dalla posizione supina assunta per facilitare la respirazione, è stato colpito da un insistente e doloroso priapismo, continuato per oltre 3 ore.

Nonostante le immediate terapie, questo sintomo non è scomparso fino al momento in cui il personale medico non è intervenuto con un’operazione di drenaggio, che ha eliminato il coagulo consentendo al sangue di defluire dal pene.

Il paziente è morto, ma il coinvolgimento del suo apparato genitale è stato comunque documentato e ha sollevato numerosi interrogativi su quali possano essere le conseguenze a lungo termine del Covid-19.

Questi dati scientifici, pubblicati dall’American Journal of Emergency Medicine, confermano come il coinvolgimento dell’apparato vascolare sia tra i più frequenti tra quelli provocati dal coronavirus, che attacca praticamente tutti gli organi del corpo umano.

Il priapismo consiste in una prolungata erezione dolorosa, non provocata da eccitamento sessuale, ma soltanto da fattori ormonali e circolatori; nel caso del paziente americano sono stati i secondi a determinare il fenomeno.

Un ammalato francese di 60 anni ha mostrato la medesima sintomatologia, che però si è risolta più velocemente e soltanto con l’applicazione di impacchi freddi sul membro.