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Omicidio di Giulio Regeni: si pensa al tradimento di un “amico” sindacalista

Il team investigativo italiano che sta portando avanti le indagini in Egitto relative all’uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni, sta vagliando una ipotesi che collegherebbe l’assassinio del giovane ad una riunione sindacale che si era tenuta nella capitale egiziana lo scorso 11 dicembre. Si tratta di una riunione molto “tumultuosa”, alla quale partecipò anche il ricercatore friulano e forse potrebbe essere stato qualche suo “amico” a tradirlo, ipotizzando che Regeni fosse una spia.

Il giovane italiano infatti, che parlava un inglese perfetto, con un lieve accento statunitense, poteva essere scambiato per un collaboratore di una intelligence straniera, inglese o magari americana. Giulio Regeni aveva anche scritto un resoconto, pubblicato con uno pseudonimo sul sito “Nena-news” riguardo a quella riunione sindacale.

In Egitto c’è molta diffidenza da parte dei sindacati indipendenti, che temono molto l’infiltrazione di persone legate al regime, ma anche quello dei Fratelli Musulmani, che dopo essere stati al potere, si trovano oggi a dover agire in modo clandestino. Al Cairo si sta giocando quindi una partita difficile, con molti attori che lottano per una alta posta in gioco e c’è quindi la possibilità che Giulio Regeni sia rimasto invischiato involontariamente in questa lotta, mentre svolgeva le sue ricerche, che riguardavano anche il mondo dei venditori ambulanti.

Intanto è stata resa nota la dinamica delle ultime ore della sera del 25 gennaio, data della scomparsa di Regeni; Gennaro Gervasio, il suo tutor, lo aveva chiamato al cellulare dopo le 20.30 ma lo aveva trovato spento e si era quindi allarmato. Tre ore dopo, alle 23.30, non avendo avuto ancora notizie, ha informato di questo fatto Maurizio Massari, l’ambasciatore italiano. In effetti quel giorno è particolarmente “caldo”, in quanto è il 5° anniversario della rivoluzione e per la capitale egiziana sono in giro delle “squadracce”, che hanno il compito di controllare i contestatori. Proprio per questo l’ambasciatore mette a conoscenza del fatto l’intelligence italiana, sollecitando una risposta anche la mattina successiva. L’intelligence egiziana però smentisce di aver catturato il ricercatore italiano.

Resta anche aperto il mistero relativo al ritrovamento del cadavere, in quanto ci si domanda, visti gli evidenti segni di torture sul corpo, per quale motivo non sia stato fatto sparire.