Cronaca

Parolisi, la Cassazione conferma: 20 anni di carcere per l’omicidio di Melania

Nessuno sconto di pena. È questa la decisione definitiva della Corte di Cassazione sul caso di Salvatore Parolisi. La Quinta Sezione Penale ha rigettato il ricorso presentato dai legali dell’ex caporal maggiore dell’esercito. Per Parolisi, riconosciuto colpevole per l’efferato omicidio della moglie Melania Rea, è stata confermata la condanna a venti anni di carcere. Una condanna che, dopo il vaglio della Cassazione, diventa definitiva.

La decisione assunta dalla Quinta Sezione ricalca fedelmente la sentenza di secondo grado della Corte d’Assisi di Perugia del 27 Maggio dello scorso anno.Tale sentenza, tra l’altro, aveva già ridotto di un terzo la pena rispetto al processo di primo grado, escludendo l’aggravante della crudeltà. Parolisi, stando a quanto scritto dai giudici nel dispositivo, avrebbe ucciso la moglie in un impeto di rabbia, una sorta di raptus dovuto ad una delle continue liti coniugali che caratterizzavano il loro rapporto. Liti dovute all’infedeltà dell’uomo, da tempo legato ad un’altra donna, Ludovica P., alla quale aveva anche promesso di separarsi legalmente dalla moglie.

Melania, però, non voleva concedere la separazione. Tale rifiuto avrebbe scatenato l’incontrollabile rabbia omicida dell’uomo. Una rabbia cieca, terribile, brutale; un’ira incontrollabile, confermata dalle trentacinque coltellate e dai numerosi segni di violenza rinvenuti sul corpo senza vita di Melania, ritrovato nei boschi del teramano.

“È importante che non ci siano stati ulteriori sconti di pena,” ha commentato l’avvocato Mauro Gionni, legale della famiglia di Melania Rea, “Salvatore Parolisi è stato riconosciuto definitivamente colpevole dalla Cassazione, colpevole per un atto brutale. L’imputato non meritava, dopo l’esclusione dell’aggravante della crudeltà, anche l’applicazione delle attenuanti generiche; attenuanti che avrebbero comportato un’ulteriore riduzione di pena. In un momento in cui si parla tanto di femminicidio, però, sarebbe importante che il legislatore rivedesse le pene per tali crimini: non è possibile che chi compie un atto del genere subisca la stessa pena di chi è colpevole di omicidio stradale.”

Di diverso avviso i difensori di Salvatore Parolisi, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, che non accettano la decisione della Cassazione e promettono ancora battaglia:

“quello a Parolisi rimane un processo aperto,” spiegano gli avvocati difensori dell’ex caporal maggiore dell’esercito, “restano grandissimi dubbi, tante ombre ed incertezze non dissipate dalle indagini e dalle sentenze. È quindi inevitabile un ricorso alla Corte Europea di Strasburgo per stabilire se il nostro assistito abbia subito un giusto processo.”

Resta immutata, invece, la situazione per la piccola Vittoria, figlia della coppia. Già nel processo di primo grado era stata revocata la patria potestà a Parolisi che non aveva presentato appello nei confronti di tale decisione. La bambina, quindi, resterà in affidamento ai nonni materni, come già accaduto durante i lunghi mesi del processo.