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Tagli alla Sanità ed è rivolta delle Regioni

Le Regioni di tutta Italia sono in fermento e fanno sentire la loro voce contro il governo Renzi che, di contro, cerca di smorzare i toni nel tentativo di placare gli animi.

Tutto nasce dall’indiscrezione che vorrebbe la Sanità nel mirino dei nuovi tagli da 20 miliardi di euro in atto nella finanziaria 2015. L’idea sarebbe quella di attingere al cospicuo fondo sanitario (oltre 109 miliardi per l’anno in corso e 111 per per il prossimo) su cui si basa il servizio sanitario nazionale, effettuando dei tagli per un valore che si aggirerebbe attorno ai tre miliardi di euro. Il primo a levare gli scudi questa mattina è stato Sergio Chiamparino, Presidente dell’Associazione delle regioni, che è stato drastico del delimitare lo scenario che deriverebbe da eventuali tagli alla spesa sanitaria.
Dopo di lui molte altre personalità politiche hanno preso parte al coro delle proteste,da Maroni (un taglio alla sanità lombarda sarebbe una dichiarazione di guerra) a Zaia, da Caldoro a Rossi. Moltissimi Governatori delle regioni hanno posto un vero e proprio ultimatum all’esecutivo guidato da Matteo Renzi.
A insorgere pure la CGIL che afferma che un’ulteriore taglio, a fronte di quello di oltre 20 miliardi effettuato negli ultimi anni, sarebbe assolutamente insostenibile e rischierebbe di compromettere anche i servizi minimi.

Critico anche l’ex leader del Pd Pierluigi Bersani che ammonisce il proprio Partito sull’inopportunità di tradire l’universalismo della sanità pubblica ed auspica prudenza. Davanti a queste dichiarazioni il governo Renzi sembra arretrare su posizioni più prudenti e da Palazzo Chigi si lasciano filtrare rassicurazioni:

Nessuno vuole tagliare la sanità ma nessuno vuole gli sprechi“.

Come esempio lampante viene portato dai sostenitori dei tagli quello dei lotti di materiali, che inspiegabilmente variano i costi da regione a Regione variando anche del doppio. Quello del taglio della spesa pubblica rimane quindi uno degli argomenti più scottanti per l’esecutivo Renzi, che dovrà trovare nuove e valide formule prima della scadenza della legge di stabilità (15 Ottobre), senza però arrivare ad un muro contro muro con regioni e sindacati, che già mostrano gli artigli in previsione di un autunno caldissimo.

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