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Turchia: regolamento di conti fra Erdogan e Gulen, in manette decine di giornalisti

Un’anonima e grigia alba di un giorno di Dicembre si è trasformata improvvisamente, ad Istanbul, in un susseguirsi di ore caratterizzate da paura e incredulità.

La Polizia, infatti, ha fatto irruzione all’interno dei media che si trovano sotto il controllo di Fethullah Gulen, procedendo all’arresto di diversi giornalisti; oltre ad interessare Istanbul, l’operazione è stata condotta in altre città turche. Il presidente della Repubblica Erdogan ha voluto dare una dimostrazione di forza proprio a Gulen, il filosofo islamico che si è posto a comando della destra islamica turca. Dalle prime notizie circolate in merito all’intervento, risulterebbero 23 i giornalisti arrestati ma, sulle liste fornite alla Polizia, ne sarebbero presenti molti altri. Tra le personalità di spicco rientrano anche Hidayet Karaca, direttore dell’emittente Samanyolu, e Ekrem Dumanli, direttore del famoso quotidiano Zaman, uno dei più letti in Turchia.
Non si sono fatte attendere, dopo che la notizia dell’operazione si è diffusa, le reazioni del mondo politico. Ad esempio, Kemal Kilicdarogli, leader del Partito Repubblicano del Popolo ha definito quanto accaduto come un golpe, promettendo che la sua formazione politica non consentirà la conclusione di quanto iniziato. Dichiarazioni volte ad una maggiore prudenza sono arrivate, invece, da Numan Kurtulmus, vicepremier, e da Ahmet Davutoglu, attuale Premier, che ha precisato di voler attendere l’esito delle indagini prima di fornire il suo pensiero in merito.

Ad anticipare quanto accaduto era stato un Tweet pubblicato nella notte di giovedì; a scriverlo è stato un utente della rete che ha assunto lo pseudonimo di Fuat Avni. Attraverso il post aveva annunciato l’imminente arresto di circa 400 persone, 150 delle quali giornalisti. Non è la prima volta che Avni (ignoto è il suo vero nome) anticipa avvenimenti importanti; recentemente, ad esempio, aveva previsto diverse mosse del presidente turco Erdogan, puntualmente verificatesi. Questa volta, però, quanto preannunciato sembrava eccessivamente catastrofico per potersi verificare realmente. La notte successiva al post, lo stesso Avni aveva pubblicato un nuovo avviso, nel quale avvisava che l’operazione sarebbe stata rinviata di un giorno. Sono ormai diversi mesi che Erdogan sta conducendo una guerra senza quartiere contro Gulen, accusato di voler sovvertire il potere del Capo dello Stato per costituire uno sorta di Stato parallelo. I tempi in cui i due erano amici sembrano molto lontani; addirittura, lo stesso Gulen aveva finanziato le campagne elettorali dello stesso Erdogan. Ora si è arrivati ad un vero e proprio conflitto che si sviluppa senza esclusioni di colpi; è sufficiente ricordare la maxi retata che, il 17 Dicembre 2013, aveva portato alla cosiddetta “Tangentopoli turca“, causando l’arresto dei figli di due Ministri e il coinvolgimento del figlio dello stesso Erdogan.

Proprio quel giorno aveva dato il via ad una guerra “ufficiale” tra i due nemici. Erdogan ha in più occasioni condannato il comportamento di Gulen, accusandolo di controllare una buona fetta della Polizia e della Magistratura. Per tale motivo il presidente turco ha promosso diversi arresti nel corso dei mesi successivi, condotti nei confronti di persone sospettate di far parte dello Stato parallelo voluto da Gulan; sono stati rimossi anche numerosi funzionari di Polizia e diversi giudici dalle proprie cariche.

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