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Birmania: uccisi 7 buddisti in una rivolta

La Birmania torna una volta protagonista della cronaca a causa dell’uccisione di 7 buddisti appartenenti all’etnia Rakhine che hanno tentato di assaltare un ufficio del Governo per impossessarsene. Una nuova rivolta che potrebbe segnare l’inizio di un’altra pagina di scontri di cui a pagare le conseguenze saranno ancora una volta i civili.

Le forze della polizia locale della Birmania sono immediatamente intervenute per cercare di placare la situazione. Durante gli scontri, però, gli assalitori sono rimasti uccisi. A destare molta preoccupazione è stato, inoltre, il fatto che tali scontri sono avvenuti proprio nel momento in cui ben 5.000 fedeli si erano riuniti per omaggiare una tradizione locale. I festeggiamenti in questione si sono tenuti nella città di Mrauk-U. Tra l’altro, in merito a questa città è bene tenere conto del fatto che, fino a questo momento, essa non è stata coinvolta nella repressione ad opera dei militari nei confronti dei Rohingya, una comunità di fedeli mussulmani minoritaria sul territorio.

L’uccisione dei 7 fedeli, senza alcun dubbio, porterà con sé non poche conseguenze e potrebbe riaccendere gli animi in un territorio a dir poco complesso. Tutto ciò all’indomani dell’accordo raggiunto proprio dal Paese a favore del ritorno in patria di alcuni dei Rohingya che, a causa della repressione, si avevano deciso di lasciare il Paese. Nonostante i non pochi dubbi manifestati dalle associazioni umanitarie che operano sul territorio, non resta altro da fare che sperare in una pacificazione e di una reciproca convivenza, nell’esclusivo interesse dei civili e al fine di garantire un equilibrio geo-politico sia interno che nei confronti della comunità internazionale di lungo periodo.

Ad aver preso parte al dibattito in merito alla questione birmana, infatti, sono stati moltissimi Paesi, soprattutto a seguito delle dichiarazioni rilasciate dall’esercito birmano in merito al presunto massacro di Rohingya.