Mondo

Coca-Cola nella bufera: avrebbe il potere di nascondere i risultati delle ricerche che finanzia

Un team di scienziati punta il dito contro Coca-Cola, colpevole di avere il potere di nascondere i risultati delle ricerche che lei stessa finanzia. La replica del colosso statunitense: i ricercatori hanno il controllo totale sui loro studi.

Nelle ultime ore è scoppiato il caso Coca-Cola. Contro l’azienda statunitense si è scagliato un team di ricerca internazionale, costituito da ricercatori provenienti dalla London School of Hygiene e dalla stessa Università della Bocconi, oltre a professionisti che rientrano nel gruppo di ricerca no profit Right to Know. L’accusa è di quelle pesanti: Coca-Cola avrebbe il potere di sospendere ed eventualmente nascondere i risultati delle ricerche da lei finanziate, qualora essere si rivelino controproducenti per la sua stessa immagine. Usiamo il condizionale perché ad oggi non c’è nessuna prova che indichi un’azione simile compiuta dal colosso americano, come confermato dallo stesso team di ricercatori. Il problema, però, è che Coca-Cola potenzialmente avrebbe potuto farlo, venendo così meno all’impegno di una scienza trasparente e libera.

La scoperta grazie alla Freedom of Information Act

I ricercatori provenienti da autorevoli Università europee e statunitensi sono venuti a conoscenza di ciò grazie all’analisi di oltre 80 mila documenti divulgati dalla Freedom of Information Act, una speciale legge in vigore negli Stati Uniti che permette di avere accesso agli atti amministrativi in nome della libertà di informazione. Il team ha individuato in alcune clausole dei contratti stipulati tra Coca-Cola e Università americane il diritto da parte dell’azienda non solo di leggere in anteprima i risultati della ricerca, ma anche di sospenderla e di impedire la divulgazione. Tutto questo, inoltre, senza alcuna ragione.

Coca-Cola si difende

Non è tardata ad arrivare la risposta da parte di Coca-Cola, che ha precisato come i ricercatori siano sempre rimasti liberi di divulgare o meno i loro studi, sottolineando infine come dal 2016 l’azienda non finanzi più in maniera indipendente eventuali ricerche che abbiano come tema il benessere e la salute.