Misteri

Facebook e la donazione degli organi

Il mercato della donazione di organi è da sempre oggetto sia di critiche che di assensi ma, purtroppo, è un fenomeno in continua crescita che sta prendendo sempre più piede non solo all’estero, ma anche in Italia; ovviamente esistono delle legislazioni specifiche per qualsiasi nazione, sebbene il mondo virtuale, ovvero quello di internet, risulti essere uno dei mezzi
maggiormente utilizzati al giorno d’oggi per poter richiedere la donazione di organi.

In realtà bisogna assolutamente fare una precisazione relativa all’applicabilità di tale fenomeno: per quanto riguarda paesi come USA e Gran Bretagna, la donazione degli organi è regolamentata da normative totalmente differenti rispetto, invece, alla situazione italiana.
Se da una parte, infatti, si posizionano nazioni che richiedono esplicitamente ai cittadini di dichiararsi favorevoli o meno alla donazione dei propri organi in caso di morte, per contro, l’Italia prevede il cosiddetto silenzio-assenso, ossia una legge specifica (la numero 91 del 1° aprile 1999) che prevede la donazione automatica degli organi in caso di morte se non vi è alcuna dichiarazione scritta da parte del defunto che dichiari, per contro, di non accettarla.
Ovviamente questa normativa non è stata accolta favorevolmente da una buona parte dei cittadini che accusano, così, l’Italia di essere una nazione ingannevole che spinge gli abitanti ad accettare, mediante la poca conoscenza dell’argomento, una normativa non corretta dal punto di vista etico.
Tornando, invece, al mondo di internet, è di circa un mese fa la notizia, che ha sconcertato non poche persone, della creazione di una nuova funzione sul sito; ebbene sì, il social network ideato da Zuckerberg e più famoso al mondo sta diventando un luogo di incontro virtuale tra donatori e bisognosi di trapianto. Nello specifico, ora è possibile, nel proprio profilo di Facebook, evidenziare il fatto di essere donatori di organi e, mediante un apposito link, iscriversi direttamente nel registro ufficiale dei donatori, utilizzando una procedura piuttosto semplificata; in realtà, come anticipato precedentemente, al momento sono solo due le nazione che hanno questo pulsante attivo: USA e Gran Bretagna.
Secondo lo stesso Mark Zuckerberg, lo scopo della funzione Organ Donor (così chiamata) è quella di sensibilizzare milioni di persone a diventare donatori di organi e poter, così, salvare la vita ad altrettante persone; secondo quanto si apprende, infatti, dal creatore di Facebook in persona, sono molti i cittadini che sono a favore della donazione dei propri organi, ma solo il 40% della popolazione risulta essere effettivamente iscritta all’interno dei registri ufficiali. Ciò è dovuto, principalmente, ad una burocrazia spesso difficile da comprendere e ad una scarsa informazione circa l’iter da seguire; grazie alla funzione Organ Donar molte persone saranno facilitate, pertanto, in questo processo.
Ma non potevano mancare, ovviamente, dissensi a riguardo, tra cui quello della “Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente”, associazione italiana no-profit fondata nel 1985 che lotta, da diversi anni, contro la legge attualmente in vigore e, soprattutto, contro qualsiasi forma di propaganda alla donazione degli organi.
Secondo questa associazione, infatti, sono la maggior parte quei cittadini che vivono della disinformazione e che sono all’oscuro della legislazione che regola la donazione degli organi; l’Italia, infatti, risulterebbe essere un paese poco chiaro che cerca di nascondere in tutti i modi la possibilità che gli italiani possano comunque decidere di non essere donatori di organi, medianti la sottoscrizione di un apposito documento.
Per quanto riguarda, infine, la notizia della nuova funzione di Facebook, la Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente si dichiara comunque contraria a questa tipologia di propaganda, pur dimostrando di preferire paesi come USA e Gran Bretagna, che permettono ai propri cittadini di poter scegliere, piuttosto che un paese come l’Italia che, invece, tutela l’argomento con una legge silenzio-assenso assolutamente poco chiara.

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