Economia

Riforma del lavoro: via all’art.18 ed è guerra nel Pd

Quello che la Commissione Lavoro del Senato ha dimostrato è che i tempi lunghi dei lavori parlamentari sono stati in questi anni se non una scusa, un ottimo appiglio per mantenere lo “status quo”. Questo è quello che qualcuno potrebbe pensare vedendo la celerità con cui è stato dato il via libero all’articolo 4 del ddl che dà mandato al Governo di cambiare il mercato del lavoro e quindi di andare a modificare anche lo Statuto dei Lavoratori ed in primis l’articolo 18. Dopo questo passaggio intermedio ora si passerà all’esame dell’Aula, che inizierà martedì.

Tutto si è svolto quindi secondo programma. nonostante M5S e Sel abbiano disertato il voto della Commissione, affermando che quella in atto era “una farsa”. Il PD che è scosso dallo scontro interno tra chi non vuole toccare l’articolo 18 e chi invece (ovvero i renziani) hanno fatto della sua abolizione per le nuove leve lavorative un cavallo di battaglia, ha votato in modo unitario, così come le altre forze politiche facenti parte della maggioranza. Forza Italiaha invece scelto la strada dell’astensione. Ora l’attenzione, più che all’aula del Senato, dove l’iter del ddl dovrebbe essere privo di intoppi, è rivolta a quel che potrà accadere all’interno del PD e dell’aula della Camera, dove la minoranza del PD potrebbe mettere in atto un vero e proprio “Vietnam” parlamentare.

Tuttavia nella maggioranza di governo c’è molta soddisfazione, a partire dagli esponenti del partito di Alfano e di Scelta Civica. Sacconi, che oltre ad essere esponente di spicco di Ncd è stato anche relatore del provvedimento, ha faticato a contenere la gioia per quella che ritiene una vittoria del proprio partito. L’ex titolare del dicastero del Lavoro ha infatti parlato di quella odierna come di “una pagina storica”, che segna una “svolta senza precedenti”.Scelta Civica ha invece parlato di un “primo tassello di quella che sarà una grande riforma della struttura economica del paese”.

Tuttavia il percorso del ddl non sarà così semplice alla Camera, dove il relatore è un altro ex titolare del dicastero del Lavoro, ovvero Cesare Damiano, contrario ad una abolizione “tout-court” dell’articolo 18 e più propenso ad un suo “pensionamento” temporaneo, di circa tre anni per chi entra ora nel Mondo del lavoro. Il PD, come detto, è in subbuglio e le parole di Bersani, che ha attaccato il Premier, sono la spia di come la partita all’interno del Partito che è l’azionista di maggioranza del governo sia tutt’altro che chiusa: si va dalle richieste di correzioni al testo del ddl avanzate da Orfini, a quelle di una consultazione della base sul tema dell’abolizione dell’articolo 18, richiesta portata avanti da Pippo Civati.
Tuttavia gli uomini espressione della corrente di Renzi non sembrano voler lasciare spazio ai dissidenti, difendendo a spada tratta il testo uscito dalla Commissione Lavoro del Senato. Daniele Nardella, successore di Renzi al comune di Firenze, ha respinto l’accusa che la riforma sia espressione di una politica di destra, mentre Filippo Taddei ha invitato ad un’analisi complessiva del testo e a non fare “barricate ideologiche“.

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