Cronaca

Si riapre il caso del delitto di Garlasco? Le nuove analisi del DNA indicherebbero un’altra verità

Le nuove analisi sul DNA
Potrebbe riaprirsi, un po’ a sorpresa, il caso del delitto della studentessa Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco (Pavia) nel 2007 e per il quale era stato riconosciuto colpevole l’ex fidanzato, Alberto Stasi: dopo che la Cassazione (a seguito di due assoluzioni) aveva condannato il ragazzo a 16 anni di reclusione nel 2015, oggi i legali del ragazzo spiegano che potrebbero chiedere la revisione del processo. I risultati delle nuove analisi effettuate sul materiale organico trovato sotto le unghie della studentessa indicherebbero infatti che quel DNA non apparterrebbe a Stasi, bensì ad un’altra persona.

Isolato un nuovo “profilo”
Quello che i legali dell’ex studente bocconiano e la famiglia Stasi hanno fatto intendere è che potrebbe essere coinvolta una nuova persona, dopo nove anni di indagini che si sono concentrate essenzialmente sull’ex compagno di Chiara: il nuovo “profilo”, isolato grazie alle tracce del DNA, corrisponderebbe a quello di un ragazzo che conosceva Chiara Poggi o che quantomeno gravitava nel suo giro di amicizie.

Per questo motivo, Elisabetta Ligabò, madre di Alberto Stasi, presto presenterà un esposto nel quale chiederà la revisione del processo.

“Non posso credere che abbia ucciso Chiara: si amavano e progettavano una vita assieme”

ha raccontato la donna, aggiungendo anche che ci sarebbe qualcuno che conosce la verità sul delitto, ma non parla:

“Dopo Chiara, stanno uccidendo una seconda persona, cioè Alberto” ha spiegato la Ligabò.

Restano i “gravi indizi di colpevolezza”
La donna non ha mai smesso di proclamare l’innocenza del figlio e per questo, grazie al team di avvocati difensori, aveva commissionato le nuove analisi a un noto genetista. Tuttavia, di ben altro avviso sembrano essere i legali della famiglia Poggi che, in merito alle novità emerse nelle ultime ore, hanno ribadito che il tema del “profilo” del DNA è stato “superato dalla sentenza definitiva”, invitando la madre di Stasi a fare pubblicamente dei nomi se è a conoscenza di nuove piste investigative. Inoltre, va ricordato comunque che la stessa Cassazione, indipendentemente dal precedente esame del materiale trovato sotto le unghie della vittima, aveva parlato di un “mosaico di gravi indizi di colpevolezza che convergevano su Stasi” e che avevano portato alla condanna definitiva.

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