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Assange, l’hacker al centro dello scontro Russia-USA

Julian Assange, attivista di Wikileaks e centro dello scandalo hacker che alcuni anni fa ha travolto gli Stati Uniti, è stato arrestato nella giornata di ieri dopo la revoca dell’asilo politico da parte dell’Ecuador.

Nell’ultimo anno, Julian Assange, l’uomo dietro le quinte di Wikileaks aveva in ogni modo tentato di trovare una fine diversa alla sua storia.
Eppure ieri è stato arrestato all’epilogo di un anno, che aveva visto il Presidente neo-eletto dell’Ecuador Lenin Moreno promettere l’estradizione e poi la revoca dell’asilo polito di Assange nell’ambasciata del Paese.

Dopo il cambio politico ai vertici dell’Ecuador, Assange aveva vagliato soluzioni diverse.
Lo scorso settembre aveva ottenuto un passaporto dell’Australia e in Svizzera il Partito Popolare aveva richiesto il riconoscimento dell’asilo politico al fondatore di Wikileaks.
Il governo Moreno tempo fa aveva proposto a Assange un’immunità parziale in caso avesse deciso di lasciare di sua volontà l’ambasciata. La proposta era, da un lato, di non concedere l’estradizione in Paesi con un ordinamento giuridico prevedeva la pena capitale (quindi anche gli USA) e, dall’altro, di scontare un breve periodo di detenzione in Inghilterra per aver violato gli accordi di libertà condizionale. Assange, però, aveva deciso di non accettare.

Dietro le quinte anche la Russia lavorava con alcuni fedelissimi a una soluzione. In particolare, prima del Natale 2017, l’ex console dell’Ecuador Fidel Narvaez lavorava a un piano per far concedere ad Assange un permesso diplomatico e fargli avere un passaggio in furgone verso un altro Paese, secondo molte fonti, proprio la Russia. A fronte di dubbi che l’autorità inglese facesse rimostranze sul tipo di permesso assegnato ad Assange il piano fu però abbandonato.

Ma i legami di Assange con la Russia risalgono almeno al 2010 quando tramite il procuratore d’origine russo-svedese, Israel Shamir, aveva chiesto il visto in Russia prima di pubblicare i video che incriminavano gli USA.
Nota è anche la frequentazione dell’Ambasciata londinese dell’Ecuador da parte di altre figure connesse proprio allo scandalo delle collusioni russe delle ultime elezioni negli USA come Paul Manafort.

Finora gli Stati Uniti hanno evitato di procedere alla richiesta di estradizione e senza dubbio, come dimostra la condanna di Bradley (Chelsea oggi) Manning, è chiaro il ruolo di Assange nel divulgare le informazioni del Pentagono.
Al momento, visto ancora il silenzio del Presidente Trump sulla vicenda, non è possibile fare a meno di chiedersi se verrà approfondito il ruolo di Assange in qualità di spia o insider del Cremlino.