Italia

Governo Pd-M5S, Mattarella affida a Conte l’incarico di formare il nuovo governo

Il Conte-bis sta per avere inizio. Questa mattina Sergio Mattarella ha ricevuto il premier dimissionario Giuseppe Conte per conferirgli l’incarico di formare un nuovo governo, alla luce dell’accordo politico tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico per dare all’Italia un esecutivo forte in grado di disinnescare in primis le clausole di salvaguardia. Una delle prime conseguenze dovrebbe dunque essere lo stop all’aumento dell’Iva a partire dal 1° gennaio 2020.

Tempo fino a lunedì per la formazione di un nuovo governo

Dopo aver ricevuto l’incarico di formare un nuovo governo, Giuseppe Conte dovrà ora dialogare con Movimento 5 Stelle e Partito democratico al fine di consegnare una squadra di ministri al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella entro il prossimo lunedì. Il giuramento dovrebbe invece tenersi a metà della prossima settimana. Resta ancora da sciogliere il nodo Di Maio. Il capo politico del M5S potrebbe perdere sia la poltrona di vicepremier che il doppio dicastero Lavoro-Sviluppo economico, con i democratici contrari ad un governo che mantenga la stessa struttura (premier Conte e vicepremier Di Maio) di quello precedente. A questo proposito, al termine del secondo giro di consultazioni Nicola Zingaretti ha affermato come la scelta del Partito democratico non sia da intendere come una staffetta con la Lega ma come una nuova sfida.

Il totoministri e le fronde interne ai due partiti della nuova maggioranza

Secondo quanto riportato da Repubblica, al Partito democratico andrebbero due ministeri importanti come Economia e Interni, nel segno della discontinuità invocata a più riprese dal nuovo segretario del Pd Zingaretti e dal suo vice Andrea Orlando (ex ministro della Giustizia). Nel frattempo Di Maio e lo stesso Zingaretti sono alle prese con le fronde interne. Il capo politico del Movimento 5 Stelle è atteso dal responso della votazione della base sulla piattaforma Rousseau, mentre il segretario dem deve fare i conti con l’addio di Carlo Calenda e il no in direzione del renziano Matteo Richetti.