Donna

Sentenza della Corte Suprema del Bangladesh abolisce la dichiarazione di verginità

La Corte Suprema del Bangladesh ha ufficialmente abolito la norma con cui si obbligavano le donne a dichiarare se erano vergini o meno nei moduli per la registrazione del matrimonio.
La BBC ha riferito che l’Alta Corte ha dato ordine di sostituire la parola vergine con “non sposata”. Invariate rimarranno, invece, le altre due opzioni, quelle di “vedova” e “divorziata”, ritenute perfettamente conformi all’ordinamento.
La parola “kumari” che, in lingua bengali, significa vergine è stata espunta in via ufficiale da tutta la documentazione necessaria per procedere a registrare anche il matrimonio. Il vocabolo, infatti, significa donna non sposata ma viene anche usato come sinonimo di vergine ed era quindi equivoco e derogatorio nei confronti delle donne.
Il Bangladesh è il terzo Paese a maggioranza islamica in tutto il mondo e circa 168 milioni dei suoi abitanti, il 90%, è di fede musulmana.
Le critiche alle leggi del Bangladesh sul matrimonio erano costanti visto che il Paese, a maggioranza musulmana, ha sempre avuto misure particolarmente restrittive e discriminatorie nei confronti del genere femminile.
I gruppi di difesa dei diritti delle donne hanno dato mandato ai loro legali di presentare il caso alle corti del Bangladesh nel 2014.
L’argomentazione era che i moduli erano umilianti, ma anche altamente lesivi della privacy delle donne.
Domenica il Tribunale ha definitivamente stabilito che l’unica parola da usare è “obibahita” che, in bengali, significa solamente donna non sposata.
Aynun Nahar Siddiqua, un avvocato coinvolto nel caso presentato dai gruppi di difesa, ha dichiarato che la decisione della Corte è un fondamentale passo in avanti nella lotta per i diritti delle donne.
Le modifiche apportate dalla decisione dell’Alta Corte del Bangladesh saranno applicate solo da ottobre, quando il verdetto verrà ufficialmente pubblicato. Il Tribunale ha inoltre dichiarato che anche gli sposi dovranno dichiarare lo stato civile all’interno dei moduli.
La sentenza rappresenta davvero una svolta storica nei diritti delle donne del Bangladesh.