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Green Hill, prime condanne per “animalicidio”

La struttura, chiusa dalla procura di Brescia già nel luglio di tre anni fa, è stata al centro dell’attenzione su tutti i media per lungo tempo, soprattutto in occasione del blitz che gli animalisti avevano condotto a Green Hill, il 29 aprile del 2012 e che aveva portato anche all’arresto di dodici persone.

Il tribunale di Brescia ha proceduto condannando tre dirigenti responsabili della struttura. La sentenza parla di animalicidio, per gli oltre seimila cani morti a Green Hill in quattro anni.

Le pene richieste dal pm Cassiani sono state abbassate, ma l’impianto accusatorio di fondo è stato confermato: i cani venivano soppressi anziché essere curati, quando non più utili agli obiettivi dell’azienda, il cui unico interesse era la vendita dei cuccioli destinati alla ricerca scientifica.

Un anno per il direttore dell’allevamento Roberto Bravi, un anno e sei mesi per Ghislane Rondot, che ha co-gestito la struttura dal 2001 e per il veterinario Renzo Graziosi. Per tutti loro anche il divieto di allevare cani per i prossimi due anni. Un sola assoluzione, per l’altro dirigente Bernard Gotti, ritenuto innocente per non avere commesso il fatto.

È stato disposto anche un risarcimento di trentamila euro nei confronti della LAV, la Lega Anti-Vivisezione. Green Hill ha deciso di ricorrere in appello.

Michela Brambilla, la parlamentare di Forza Italia da anni in prima linea a favore dei diritti degli animali ha parlato di sentenza storica.

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