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Libia: stampa inglese svela piani Isis, Gentiloni sollecita un intervento, per il M5S “Guerra sbagliata, sarebbe il nostro Vietnam”

La decapitazione dei 21 Egiziani copti e le minacce esplicite di portare la guerra in Italia e nel sud dell’Europa hanno riportato l’attenzione della comunità internazionale sulla Libia, un Paese in cui è in corso una vera e propria guerra civile iniziata con la caduta del regime di Gheddafi.

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Nel 2011 l’intervento militare della Nato ha favorita la fine della dittatura, ma il nuovo episodio di “primavera araba” si è trasformato ben presto in una lotta fratricida, in cui si sono formate due fazioni contrapposte, una riconosciuta dalla comunità internazionale con capitale a Tobruk, l’altra di radice islamica con capitale a Tripoli, con forti legami con l’Isis, il califfato islamico in espansione in Siria ed in Iraq.
Le minacce esplicite al governo di Roma hanno acceso il dibattito sulla possibilità di un intervento militare in Libia, finalizzato a disarmare i terroristi e a sventare la minaccia nel nostro Paese. I ministri Gentiloni e Pinotti, accusati dalle opposizioni di voler intervenire militarmente, hanno spiegato il senso delle propriedichiarazioni, ribadendo di preferire le vie diplomatiche, ma di essere pronti ad intervenire, anche con un ruolo da protagonisti, nel caso in cui la Comunità internazionale decidesse in tal senso.
Paolo Gentiloni, in un’informativa al Parlamento, ha spiegato che servirebbe un cambio di passo da parte della diplomazia internazionale per evitare un aggravamento della situazione. Il Ministro degli esteri ha confermato che il governo italiano sta cercando di promuovere un intervento in tal senso nelle sedi opportune.

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Di contro le opposizioni continuano a contestare l’operato del governo, in particolare il Movimento 5 Stelle, che definisce l’eventuale guerra in Libia una catastrofe per il nostro Paese, paragonabile a quello che è stato il

“Vietnam per gli Americani”.

con il pentasellato Di Battista che, ragionando più in termini politici che esteri,  ha chiosato affermando:

 “Se Gentiloni e Pinotti vogliono fare i marines, si accomodino pure. Spenderemo i loro stipendi da casta per cose più utili».

 

Mentre il Parlamento italiano si mostra diviso su un possibile conflitto contro l’Isis in Libia, l’Egitto continua a bombardare le roccaforti degli jihadisti e a catturare terroristi. Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha auspicato una risoluzione dell’Onu con l’intervento di altrie Nazioni,  ma ha ribadito che in attesa che ciò avvenga continuerà a contrastare i terroristi, che mettono a repentaglio la vita degli Egiziani e anche degli Europei, ricordando che il pericolo non riguarda esclusivamente il proprio Paese, ma che può anche sconfinare in Europa.

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Il quotidiano britannico “Daily Telegraph“, intanto, ha diffuso alcuni documenti intercettati dalla Quilliam Foundation secondo cui l’Isis è intenzionata ad entrare in Italia e nel sud dell’Europa infiltrandosi sui barconi di immigrati che quotidianamente partono dalla Libia. Il piano criminale dell’Isis contemplerebbe, infatti, l’ex dominio di Gheddafi come una sorta di rampa di lancio per  i jihadisti per seminare e terrore nell’intera Europa, colpendo anche le compagnie marittime e la navi continentali.
Di situazine “fuori controllo” ha parlato il ministro della difesa Roberta Pinotti, la quale, pur ribadendo la bontà dell’operazione Mare Nostrum, che ha salvato centinaia di vite, ha spiegato a “Repubblica” che la situazione in Libia dovrebbe essere monitorata e che l’Italia non può restare da sola a fronteggiare l’emergenza. Per la Pinotti nodale arrestare le partenze, ma anche una strategia  che contemplasse la distruzione dei barconi su cui navigano i rifugiati, contemplerebbe l’esistenza di un affidabile interlocutore libanese con il quale stringere un accordo, sulla stregua di quanto aveva sottoscritto D’Alema con l’Albania.

3 Comments

  1. […] Proprio nei giorni scorsi, il Segretario di Stato USA Kerry, in un incontro sullo spinoso tema dei “foreign fighters”, aveva manifestato la sua preoccupazione per il fenomeno, sottolineando come oltre ventimila cittadini di svariati paesi, molti dei quali anche europei, hanno recentemente viaggiato verso la Siria e l’Iraq con l’intento di unirsi alle fila dell’Isis. […]

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