Scienze e Tech

Oxybenzone: il killer delle barriere coralline

Sono questi i risultati di un recente studio condotto da un gruppo di scienziati dell’Haereticus Environmental Laboratory, in Virginia, dati poi pubblicati sulla prestigiosa rivista: Archives of Enviromental Contamination & Toxicology.

L’indagine ha riscontrato un’altissima concentrazione di oxybenzone in prossimità delle barriere coralline maggiormente frequentate dai turisti; quali, ad esempio, quelle che costituiscono lo splendido patrimonio naturalistico delle Hawaii e delle isole caraibiche.
Questo perché tale elemento è una sostanza che, a nostra insaputa, utilizziamo più o meno tutti, dal momento che è un filtro chimico contenuto in tutte le principali creme solari, con l’intento di proteggere la pelle dagli attacchi dei raggi UV.

L’oxybenzone è un killer che non fa distinzioni di sorta: da un lato è terribilmente letale per i baby-coralli, che stermina in piena fase dello sviluppo; d’altro canto, poi, si rivela altamente tossico e nocivo anche per quelli più adulti. Questo perché la sua azione chimica va ad alterarne il DNA, distruggendone il sistema endocrino.

Partendo da tali presupposti, appaiono evidenti le sue responsabilità, relativamente al declino delle splendide barriere coralline che popolano gli oceani.
Anche perché, lo studio statunitense va ad accompagnare i suoi riscontri teorici con precisi dati numerici, e le proporzioni divulgate appaiono davvero impressionanti. Si stima, infatti, che ogni anno siano una quantità compresa tra 6.000 e 14.000 le tonnellate di lozioni solari che, per via della loro notevole concentrazione di oxybenzone, concorrono ad inquinare le barriere coralline di tutto il mondo.

Alla luce del suo ruolo di distruttore endocrino, spostando per un solo istante il focus dell’argomento, forse sarebbe il caso di iniziare ad interrogarsi realmente sugli effetti potenzialmente letali che l’oxybenzone potrebbe avere anche sull’organismo umano.
E’ risaputo che purtroppo, per cinismo e per calcolo economico, il genere umano tende spesso a sottovalutare l’impatto ambientale delle sostanze che produce e distribuisce; ma forse, se si accertasse la potenziale pericolosità di questo filtro chimico anche per gli uomini, si potrebbe finalmente decidere di bandirne la presenza all’interno dei composti che danno vita alle creme solari.

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