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Papillomavirus: la scarsa conoscenza il nemico peggiore ad una corretta profilassi

Le statistiche evidenziano che molti genitori sono refrattari alla vaccinazione dei propri figli contro il papillomavirus, eppure il vaccino esiste, è totalmente sicuro ed efficace al 100%.

Cosa li spinge, dunque, a prendere tale decisione? Innanzitutto il timore di eventuali effetti collaterali e, in secondo luogo, l’idea che una maggior tutela possa spingere le figlie ad avere una vita meno responsabile dal punto di vista sessuale. La mancata vaccinazione è da collegare in maniera diretta ai tumori correlati al papillomavirus che continuano a diffondersi e che colpiscono in prevalenza la cervice (seconda tipologia di cancro maggiormente diffusa fra le donne), il collo e la testa; tutti i tumori per i quali ancora oggi si muore.
Circa il 70% delle persone attive in ambito sessuale corre il pericolo di contrarre il virus, almeno una volta durante la propria esistenza; ecco perché le precauzioni vanno prese in grande considerazione e per il papillomavirus la precauzione più efficace è l’immunizzazione. Per capire perché l’immunizzazione incontri tanta resistenza, un gruppo di studiosi della McGill University e dell'”Institute National de Santè Publique du Quebec” hanno condotto una ricerca intervistando genitori per capire cosa li spingesse a non vaccinare le proprie figlie contro questo virus. A circa 700 coppie – genitori di bambine al di sotto dei 10 anni – è stato inviato un questionario che riguardava il vaccino contro l’Hpv; bisogna aggiungere che tutti questi nuclei familiari avevano accesso gratuito al programma di vaccinazione contro il papillomavirus. I risultati del questionario possono essere definiti positivi: quasi il 90% dei genitori, infatti, avevano già fatto vaccinare le proprie figlie mostrando una conoscenza abbastanza approfondita sul virus, sui benefici della vaccinazione e sulla facilità con cui si entra in contatto con l’Hpv. Alla base della scelta di immunizzare le proprie figlie c’erano una maggior fiducia verso il programma di sanità pubblica e verso il medico di base, che li ha incoraggiati alla vaccinazione.
I pochi genitori che non avevano fatto vaccinare le figlie avevano timore dei possibili effetti collaterali del vaccino, ma soprattutto mostravano scarsa conoscenza sulle conseguenze cui il papillomavirus può portare. La poca informazione era però un tratto comune a tutti i genitori, pure a quelli che avevano preso la decisione opposta e alcuni di essi hanno richiesto anche dei chiarimenti, poiché le conoscenze in loro possesso erano imprecise. Da questo punto è emerso, secondo i ricercatori, che è necessariao mettere in campo una campagna di informazione più capillare, in modo da informare i genitori su quali siano i reali rischi connessi a questo virus e quali sono le contromisure migliori, al netto di credenze personali e suggestioni spesso errate.

Un approccio maggiormente consapevole è la via da percorrere per fugare i dubbi dei genitori e far comprendere l’importanza della prevenzione, che in questo caso passa inevitabilmente dalla vaccinazione. Il punto di partenza di un lavoro di questo tipo sono i medici che hanno in carico genitori e figlie, poiché loro sono i primi a poter veicolare il messaggio circa l’importanza della vaccinazione contro il papillomavirus consigliando i programmi per l’immunizzazione gratuita che sono già avviati nelle scuole. Inoltre spetta ai medici di base informare i genitori sulle varie patologie collegate all’Hpv e nel caso rispondere ad eventuali domande e fornire maggiori chiarimenti.
La prevenzione contro il papillomavirus dev’essere affiancata da un’informazione corretta e completa sulla patologia, soprattutto alla luce delle lacune evidenziate da questo punto di vista dai genitori.

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