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Dimmi come sei messo e ti dirò quanto impari: studio Usa dimostra che apprendimento e memoria condizionati da postura del corpo

La postura del corpo è in grado di influenzare la memoria e l’apprendimento: questo è quanto emerso da una ricerca compiuta da un’equipe di studiosi statunitensi dell’Università dell’Indiana.

Lo studio – pubblicato all’interno della rivista “PLoS One” ha infatti rivelato che la postura è una componente fondamentale nelle prime fasi in cui si acquisiscono conoscenze nuove, poiché influenza la capacità del cervello di memorizzare gli oggetti e associare i relativi nomi.
Per dimostrare l’assunto di partenza, i ricercatori hanno deciso di affidarsi ad un approccio inedito e innovativo: hanno, infatti, impiegato un modello robotico in grado di replicare i meccanismi di memoria e di apprendimento tipici del cervello dei bambini neonati e così sono giunti alla conclusione che i cosiddetti oggetti della conoscenza, vale a dire la memoria degli oggetti fisici e le parole, sono strettamente correlati alla postura.
La tesi è stata dimostrata dall’equipe di ricercatori attraverso diversi esperimenti: gli oggetti da memorizzare sono stati posizionati sempre nel medesimo modo e allo stesso tempo ai bambini – di età compresa fra un anno ed un anno e mezzo – ed ai robot è stata fatta assumere la stessa postura; risultato: sia i modelli robotici che i bimbi sono riusciti ad associare ai vari oggetti i nomi corretti. Quando invece l’oggetto è stato mostrato loro in posizioni sempre diverse, né i bambini né i robot sono stati capaci di apprendere in maniera corretta e hanno associato oggetti e nomi in modo molto spesso casuale.
Dunque lo studio è stato in grado di dimostrazione una relazione fra apprendimento e conoscenza e la postura del corpo, e si tratta senza dubbio di un’importante passo avanti da questo punto di vista, poiché gli studi condotti finora avevano dimostrato che la memoria era direttamente collegata alla posizione di un oggetto, ma mai che in tale processo di apprendimento era coinvolta pure la postura del corpo. Attraverso l’osservazione del comportamento dei bimbi, i ricercatori hanno inoltre appreso che i neonati utilizzano la posizione del proprio corpo all’interno di uno spazio come collegamento per le idee.

Come detto, l’esperimento si è basato su un approccio totalmente nuovo che ha visto al centro la creazione di un modello di robot studiato appositamente per analizzare l’apprendimento infantile e tale creazione porta con sé implicazioni la cui portata è piuttosto vasta, poiché tali modelli possono essere impiegati pure per comprendere in che modo lavora non soltanto il cervello dei bambini, ma pure quello dei giovani.
Il medesimo approccio negli esperimenti, inoltre, può essere sfruttato anche per analizzare in maniera più approfondita il rapporto che esiste fra corpo, cervello e memoria e dare così un prezioso contributo per quanto concerne la ricerca sui disturbi che riguardano il periodo dello sviluppo. In questo specifico campo esiste un’ampia documentazione sulle difficoltà che riguardano lo sviluppo cognitivo e la coordinazione motoria, ma l’analisi sulle loro implicazioni non sono ancora state approfondite in modo adeguato.
Uno dei co-autori dello studio, Linda Smith, ha spiegato che le entità mentali, ovvero parole, pensieri e rappresentazioni degli oggetti, prendono forma nella mente umana passando attraverso il rapporto che il corpo ha con lo spazio circostante, dunque il corpo, e la sua posizione, sono strettamente connessi alla cognizione e all’apprendimento.

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