Scienze e Tech

Sla: 18 trapianti di staminali hanno dato risultati positivi

Il trapianto di cellule staminali potrebbe essere una cura contro la Sla e si è rivelato positivo già nel lontano 2013, in modelli murini.

La sperimentazione nei topi di questa nuova strategia era stata portata avanti dal laboratorio del Centro Dino Ferrari di Milano. Gli scienziati avevano creato staminali pluripotenti e le avevano differenziate in cellule staminali cerebrali per poterle poi trapiantare. Dopo l’operazione, tali cellule erano migrate nel midollo spinale e avevano riparato e sostituito le cellule nervose malate, con conseguenti miglioramenti nella vita dell’animale.

Dopo questo primo successo, Angelo Vescovi, professore alla Bicocca di Milano e direttore dell’IRCCS, ha voluto portare avanti la fase 1 della sperimentazione umana: l’obbiettivo era quello di dimostrare la sicurezza del trattamento e dell’operazione chirurgica necessaria per il trapianto.

I primi 18 trapianti si sono rivelati positivi e in 3 di questi pazienti si è addirittura notato un miglioramento neurologico. La procedura si è basata sul trapianto di cellule staminali cerebrali umane prelevate da feti abortiti in modo spontaneo.

Ma cosa sono queste cellule staminali di cui tanto si parla? Sono cellule, presenti in vari distretti corporei, capaci di differenziarsi in tutti i tipi cellulari. Sono quindi i progenitori di tutte le nostre cellule: non a caso sono definite pluripotenti.

Angelo Vescovi ha commentato i risultati ottenuti dalla prima fase sperimentale definendoli eccezionali, anche se ammette che sia ancora troppo presto per parlare di una cura definitiva contro la Sla. Servono infatti ulteriori conferme, che potranno essere date dalla fase 2, in programma per l’inizio del 2016, con la quale si testerà il metodo su altri 70-80 pazienti.

I risultati ottenuti saranno comunque presentati dallo stesso Vescovi ad un evento, ancora in via di definizione, a Roma il 29 Settembre a Palazzo San Callisto. Sono solo dati preliminari, questi ottenuti, ma che aprono comunque la strada alla speranza per gli oltre 3000 malati italiani.

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