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3 anni e mezzo di carcere a Alexei Navalny: proteste in Russia

Il più grande oppositore del presidente russo Vladimir Putin è in carcere per scontare una pena di 3 anni e sei mesi. Alexei Navalny è stato condannato per aver violato la libertà vigilata imposta da una condanna precedente.

Il processo a Alexei Navalny

Si è conclusa con una condanna la vicenda di Alexei Navalny che ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero. Il 17 gennaio scorso Navalny è stato arrestato a Mosca dopo il suo rientro dalla Germania dove si era recato per riprendersi da un avvelenamento causato da un agente nervino. Il dissidente politico era già stato condannato nel 2014 per appropriazione indebita e allontanandosi dal proprio Paese, ha perciò violato la libertà vigilata. Il tribunale russo pertanto, ha accolto la richiesta del Servizio Penitenziario Federale di convertire la pena sospesa in detenzione reale. Il più noto oppositore di Putin dovrà restare in carcere però solo 2 anni e 8 mesi in quanto in precedenza aveva già scontato ai domiciliari 10 mesi di reclusione. Navalny, sostenuto da diversi giornalisti di rilievo internazionale, afferma che l’avvelenamento sia stato ordinato dai servizi di sicurezza del Cremlino. Una condanna quindi, che a suo giudizio, è la conseguenza delle sue posizioni politiche e non di una reale violazione delle leggi russe.

Le conseguenze politiche della condanna

In tribunale erano presenti molti diplomatici stranieri in qualità di osservatori, anche a causa di diversi cambiamenti che hanno interessato il tribunale che si occupa del caso di Navalny. Il capo del tribunale distrettuale, Vyacheslav Detishin infatti si è dimesso lo scorso 28 gennaio ed è stato sostituito da Yulia Okuneva che però non ha presieduto all’udienza per un cambiamento all’ultimo minuto. Tra i Paesi presenti in aula segnaliamo la Repubblica Ceca, l’Austria, la Lituania, la Norvegia, la Svezia, i Paesi Bassi, il Canada, la Germania, la Svizzera, la Gran Bretagna, la Lettonia e la Polonia. Presenti anche alcuni rappresentanti dell’Unione Europea. Max Seddon, corrispondente del Financial Times da Mosca, e grande conoscitore delle vicende russe considera la condanna, un avvenimento che influenzerà nei prossimi anni, la politica interna ed estera del Cremlino.