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Corea del Nord, venti di guerra: pronto il nuovo lancio di un missile nucleare

Dopo il lancio dell’ultimo missile balistico a gittata internazionale, definito “un successo” dal canale televisivo ufficiale del regime di Pyongyang, la Corea del Nord pare voler dare un’accelerata alle operazioni militari, preparandosi a un nuovo test nucleare. Secondo alcune indiscrezioni rilanciate da Asia Business Daily, un autorevole quotidiano sudcoreano, Kim Jong-un avrebbe intenzione di spostare il vettore di una testata nucleare verso la costa ovest in vista di un possibile lancio. Anche se non confermata, questa soffiata arrivata direttamente da una fonte vicina all’intelligence di Seul ha messo immediatamente in allarme i vertici del governo della Corea del Sud che, in risposta a questa ennesima provocazione, hanno deciso di intraprendere delle esercitazioni navali al confine con le acque della Repubblica Popolare Democratica.

La mediazione di Vladimir Putin
Dopo che la notizia del nuovo, possibile lancio di un missile nordcoreano è stata ribattuta dalle agenzie di stampa occidentali, immediatamente i principali leader europei hanno condannato questa escalation, preannunciando nuove sanzioni. Unica voce fuori dal coro, assieme alla Cina di Xi Jinping, è quella del leader russo Vladimir Putin che, ancora una volta, ha lamentato quella che, a suo dire, è “la totale inefficacia delle sanzioni”. Il Cremlino mette in guardia gli altri Stati membri del G7 dalla “isteria militare” di Kim Jong-un e, contrariamente alla linea sposata da Donald Trump, ha spiegato che l’unica strada possibile è quella del dialogo, coinvolgendo in questa strategia anche il Giappone e la Corea del Sud, due dei Paesi maggiormente nel mirino della minaccia atomica che viene da Pyongyang.

“Condanno apertamente i test, ma gli sviluppi di questa situazione potrebbero portare a una catastrofe planetaria“,

ha avvertito Putin che si è detto contrario alle risoluzioni punitive che, nel corso dell’ultimo Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sono state appoggiate anche dall’amministrazione statunitense, favorevole peraltro a fornire armi e sostegno militare alla Corea del Sud.

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