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Crisi con la Corea del Nord: gli Stati Uniti rispondono alle provocazioni lanciando dei missili

LA RISPOSTA STATUNITENSE – Mai come negli ultimi tempi i rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord sono stati così tesi, costringendo anche la stessa Corea del Sud e la Cina (storicamente interessate per motivi geo-politici alle vicende di Pyongyang) a prendere posizione e, al medesimo tempo, a cercare una soluzione diplomatica a una crisi che potrebbe rapidamente degenerare. Infatti, dopo che il regime guidato da Kim Jong-un aveva dato vita all’ennesima provocazione, effettuando un nuovo test con dei missili a gittata intercontinentale (capaci, in via teorica, di colpire anche lo Stato americano dell’Alaska), l’amministrazione di Donald Trump ha deciso di usare il pugno duro: in collaborazione con le forze militari sudcoreane, l’ottavo battaglione in servizio presso le basi militari a stelle e strisce ha lanciato dei missili nelle acque territoriali di competenza di Seul.

LA DIPLOMAZIA AL LAVORO PER EVITARE UN CONFLITTO – La decisione di Washington è stata letta da tutti gli osservatori internazionali come una chiara dimostrazione di forza, oltre che come un ultimo avvertimento ai vertici militari di Pyongyang, affinché sappiano che, in caso di conflitto tra i due stati confinanti, l’appoggio degli Stati Uniti alla Corea del Sud è incondizionato. Tuttavia, la strategia americana non ha intenzione di arrivare al braccio di ferro con la Corea del Nord, ma vuole perseguire (per quanto possibile) la strada della diplomazia. Infatti, nelle ultime ore è stato chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di indire una riunione straordinaria, nel corso della quale venga affrontata la questione nordcoreana: i testi missilistici decisi da Kim Jong-un dimostrano oramai che la potenza di fuoco del regime è notevolmente cresciuta e che, nonostante non si parli ancora di armi nucleari, è in grado di mettere in pericolo non solo la sicurezza del Giappone e della Corea del Sud, ma degli stessi Stati Uniti.

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