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Il primo trapianto di ginocchio al mondo: un successo dell’ospedale di Monza

Presso il Policlinico di Monza, un’equipe chirurgica, guidata da Domenico Siro Brocchetta, primario della divisione di chirurgia protesica di anca e ginocchio, ha eseguito un trapianto mai tentato prima d’ora: la sostituzione completo dell’articolazione di un ginocchio. In passato erano state già eseguite, a Bologna e a Cortina, sostituzioni di parti del ginocchio, ma mai il trapianto completo di tutta l’articolazione.

Il trapianto è stato eseguito su una donna di 37 anni, una fisioterapista veronese. La donna aveva già subito diversi interventi, ma non era più in grado di tenere la protesi, che le era stata precedentemente impiantata.

La disponibilità, presso la banca dell’osso dell’Istituto Ortopedico G. Pini di Milano, di una donatrice, compatibile per peso ed altezza con la paziente, ha permesso di avere a disposizione un’articolazione completa, comprendente anche porzioni di tibia e di femore e con tutti i legamenti.

L’intervento, durato poco più di 7 ore, è stato di una notevole complessità. Dopo aver tolto la vecchia protesi, l’articolazione proveniente dal donatore è stata inserita, innestando, nel canale midollare di femore e tibia della paziente, le porzioni di femore e tibia presenti nell’articolazione trapiantata, senza l’utilizzo di placche esterne. Poi sono stati collegati tutti tendini, prestando molta attenzione, a non danneggiare i nervi.

Ora la paziente utilizza un tutore esterno e tra qualche giorno potrà cominciare a muovere il ginocchio, per ora solo in maniera passiva. Saranno necessari almeno trenta giorni, prima di poter cominciare a caricarlo.
Sarà comunque necessario un periodo di terapia riabilitativa per riacquistare la completa funzionalità dell’articolazione.

1 Comment

  1. […] La ricostruzione bionica praticata sui pazienti è molto complessa e praticata in più fasi. Inizialmente, tramite l’utilizzo di sensori (elettrodi), si captano i segnali nervosi residui presenti nei nervi del plesso rimasti sani. Anche se troppo deboli per consentire il movimento della mano, questi flebili segnali hanno un’intensità sufficiente per azionare l’arto artificiale una volta collegato all’avambraccio. […]

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