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La magia di un’aurora anche al di fuori del nostro sistema solare

L’aurora: immensi fasci di luce colorata danzanti nel cielo, uno degli spettacoli naturali più belli che l’uomo abbia mai avuto la fortuna di contemplare.

Fino ad ora l’aurora è sempre stata un fenomeno riguardante il nostro Pianeta: tutti, infatti, hanno sentito parlare dell’aurora boreale visibile nei mesi invernali nei paesi del nord – Islanda, Svezia, Norvegia. In pochi sanno, però, che sono state avvistate  aurore anche su altri pianeti “vicini”, come Giove, SaturnoUrano.
Ed ora, per quanto sembri impossibile, il fenomeno delle aurore  non è più limitato solo al nostro sistema solare: per la prima volta, infatti, è stata osservata un’aurora al di fuori dello stesso, per la precisione su una nana marrone, che gli studiosi hanno ribattezzato con il nome LSR J1835+3259.

La scoperta è stata effettuata da un team internazionale di astrofisici che, servendosi di potenti telescopi ottici, hanno individuato una sorgente molto vicina a noi, in termini astronomici: questa “quasi stella” dista dalla terra appena 18 anni luce e si trova nella costellazione della Lira. Viene definita una “stella mancata” perché la massa del corpo celeste non era sufficiente per permettere alla pressione del gas di dare inizio ad una reazione nucleare che potesse renderla tale a tutti gli effetti. Per questo non è stato facile individuarla: non essendo una stella, LSR J1835+3259 emette segnali deboli e difficili da captare.
Le aurore, nel nostro pianeta ed in quelli che fanno parte del sistema solare, sono provocate da un forte vento solare che, riuscendo a superare le barriere invisibili che circondano i pianeti, rappresentate da campi magnetici – terrestre, gioviano o di altri corpi celesti-, urtano le molecole d’aria e sprigionano energia, dando vita a fasci di luce. Il tipico colore verde delle nostre aurore, ad esempio, è indice di presenza dell’ossigeno.
Nel caso della nana bruna LSR J1835+3259, il colore dell’aurora è rosso, dato che il gas presente sulla sua superficie è l’idrogeno. Il meccanismo che permette la formazione di quest’aurora, però, è differente da quello terrestre. Gli studiosi lo hanno paragonato al meccanismo responsabile delle aurore che si formano su Giove, anche se quello della nana bruna è molto più potente di quello del corpo celeste del nostro sistema solare.

Resta, però, ancora un mistero il modo in cui questo corpo celeste riesca ad ospitare un simile fenomeno. La “quasi stella“, infatti, non viene colpita dai raggi solari, nè da raggi provenienti da altre stelle vicine. Eppure l’energia sprigionata dalla sua aurora è molto più potente di quelle fino ad ora osservate e studiate.
Probabilmente avvengono  reazioni interne al corpo celeste che permettono la formazione del fenomeno.
Gli studiosi sono molto interessati a ragionare su ciò che avviene su LSR J1835+3259 perché i fenomeni presenti al suo interno potrebbero aiutare nella ricerca di un’energia infinita, mito a cui si lavora da decenni, grazie allo studio dei plasmi e dei meccanismi di fusione, offerti gratuitamente da questo corpo celeste appena scoperto.
Per il momento, mentre gli studiosi si concentrano sulle loro ricerche, ci si limita ad osservare, rapiti ed affascinati, questa nuova intensissima aurora al di fuori del nostro sistema solare, sentendoci per un istante più parte del “Tutto”.

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