Economia

Lavoro: addio a co.co.co e co.co.pro, da Marzo assunzioni con nuove regole. Critici i Sindacati

Basta ai contratti a progetto e a quelli di collaborazione: lo stop arriva direttamente dal Governo, per bocca di Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro.

L’intenzione, dunque, è quella di bloccare queste tipologie di contratti, cercando inoltre una “modalità di gestione della transizione” per tutte le collaborazioni attualmente in corso. L’obiettivo è andare oltre tali forme di contratto, abrogandone le norme che le regolano e ridefinendo il confine fra lavoro subordinato e lavoro autonomo, in maniera da limitare l’area in cui proliferano questi contratti. Le nuove tipologie contrattuali, però, non entreranno subito in funzione ma rimarranno in una sorta di limbo, nell’attesa che vengano ridefiniti i limiti di tali contratti in modo da evitare che siano utilizzati impropriamente.
Sui vecchi contratti a progetto e di collaborazione, dunque, l’esecutivo è già al lavoro col fine di ridefinire la tipologia dei contratti stessi. La principale modifica in programma prevede che non siano create forme contrattuali nuove, ma vengano riformati gli attuali co-co-pro affinché siano più chiari i confini fra il lavoro autonomo e quello subordinato. Non si tratta, tuttavia, di un’operazione semplice, come ha avuto modo di sottolineare lo stesso Poletti; l’operazione di modifica di questo tipo di contratto è stata definita complicata. I contratti di tipo co-co-co, invece, verranno analizzati nel dettaglio e sarà valutata “ogni specificità“, sia per quanto concerne quelli privati che quelli pubblici. L’unica cosa che rimarrà invariata è la possibilità di rinnovo per tutti i contratti “a tempo determinato”: il tempo massimo sarà sempre di 36 mesi.
Il Consiglio dei Ministri previsto per oggi, intanto, darà via libera ufficiale al contratto che prevede tutele crescenti, e inoltre passerà al vaglio i decreti attuativi che riguardano le tipologie contrattuali, i quali in seguito verranno trasmessi al Parlamento che dovrà esprimere il proprio parere. Il punto principale ha a che vedere con le segnalazioni avanzate dalle varie Commissioni parlamentari e dai Sindacati circa la richiesta che riguarda i licenziamenti collettivi, ovvero se questi ultimi verranno esclusi oppure no dalle nuove norme presenti nel Jobs Act che regoleranno il contratto a tutele crescenti.

“Il Consiglio dei Ministri prenderà la sua decisione”, si è limitato a rispondere Poletti. Il lavoro sui testi, ad ogni modo, proseguirà fino all’ultimo.

Nel Consiglio dei Ministri odierno, il Governo è intenzionato, in via definitiva, a varare due decreti legislativi riguardanti la riforma del lavoro: il primo introdurrà a partire da Marzo il contratto a tutele crescenti, il secondo invece concederà il via libera per il primo Maggio ai nuovi ammortizzatori sociali. Esiste ancora un nodo, però, sul secondo provvedimento, ovvero la clausola di salvaguardia che si attiverebbe nel momento in cui le risorse che sono state stanziate attraverso la Legge di Stabilità non dovessero essere sufficienti per coprire la tutela di tutti i nuovi disoccupati. Le cifre stanziate ammontano a 1,5 miliardi di euro per l’anno in corso, a cui si aggiungono ulteriori 400 milioni per il 2016.
Per il momento la risposta da parte dei Sindacati non è stata positiva e per voce dei loro Segretari hanno fatto sapere di essere insoddisfatti delle misure che il Governo ha in programma. Non soltanto lavoro, però: gli altri punti che verranno esaminati nel corso della riunione dei Ministri riguardano un ddl sulla concorrenza e una parte della delega fiscale.

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