Libia nel caos. Accuse reciproche tra Usa ed Egitto per bombardamenti, mentre avanza il fondamentalismo
Sembra ormai giunta a un punto di non ritorno la situazione in Libia, che nelle ultime ore è precipitata definitivamente: il potere è nelle mani delle forze filo-islamiche, che avrebbero già provveduto a nominare il loro nuovo leader.
Sono state infatti organizzate due assemblee parlamentari che hanno incaricato altrettanti Premier ad interim. Una notizia allarmante per Europa e Stati Uniti e una situazione, quella libica, che viste le enormi tensioni sociali e politiche appare ancora una volta come una polveriera costantemente sul punto di esplodere. Nel frattempo si continua a combattere.
La diatriba sugli scontri degli ultimi giorni coinvolge anche il vicino Egitto e gli Emirati: entrambi i Paesi, infatti, hanno smentito categoricamente di essere i responsabili dei raid aerei su Tripoli contro obiettivi jihadisti. Stando invece alle parole di “alti funzionari statunitensi” tirati in ballo dal New York Times, l’accusa sarebbe invece più che fondata.
Al di là delle beghe e dei veleni diplomatici, la situazione nel Paese si fa più difficile ogni ora che passa. La Libia è spaccata in tre: da una parte la zona di Tripoli sotto il controllo delle forze filo-islamiche di Misurata, dall’altra la metropoli di Bengasi con il suo “Califfato” di Ansar al Sharia e infine Tobruk, dove si trova il Parlamento eletto appena due mesi fa e costretto ad auto-esiliarsi per evitare di scomparire del tutto.
Quando, nelle scorse giornate di ieri, le forze armate filo-islamiche di Misurata sono arrivate a Tripoli, prendendo possesso dell’aeroporto e delle zone più importanti della città, l’assemblea del Gnc si è riunita nella stessa capitale per dichiarare ormai chiuso il suo mandato. I suoi poteri sarebbero dovuti passare nelle mani del nuovo Parlamento che si sarebbe riunito non a Tripoli bensì a Bengasi, per dare un evidente segnale di pacificazione ai federalisti orientali. Tuttavia così non è stato. Omar al-Hasi, titolare di una cattedra in scienze politiche presso l’Università di Bengasi, è stato incaricato dalla stessa assemblea di assemblare un nuovo governo “di salvezza nazionale”.
Più che come professore, Omar al-Hasi è conosciuto come uomo pericolosamente vicino alle forze politiche islamiche nazionali. Ciò ha scatenato le ire dei parlamentari di Tobruk, per la maggior parte ostili alle frange estremiste filo-islamiche e a ogni possibile deriva integralista.
Abdallah al-Thani, presidente del Parlamento provvisorio, ha tuonato contro le elezioni definendole, senza mezzi termini, illegali.
“L’unico corpo legislativo legale é il Parlamento”
ha detto al-Than. Mentre rilasciava queste dichiarazioni, tuttavia, l’esercito di Misurata dava fuoco alla sua casa di Tripoli come giù fatto per le case di altri parlamentari della parte avversa. Gli scontri si sono concentrati soprattutto nelle vicinanze dell’aeroporto, dove sono stati avvistati diversi incendi, tra cui quello che ha distrutto il terminal. Attualmente l’unico scalo aereo attivo resta quello di Beida, colpito però da tre razzi Grad. Nel frattempo Ansar al Sharia ha parlato ai “fratelli” di Misurata e dell’operazione Alba invitandoli a creare un unico, grande fronte islamico.