Cronaca

Saronno, nuove rivelazioni sulla coppia killer: una rete di ricatti e complicità all’interno dell’ospedale

NUOVE RIVELAZIONI SULL’OSPEDALE DEGLI ORRORI – Si arricchisce di nuovi e sorprendenti dettagli una delle vicende di cronaca più agghiaccianti degli ultimi anni. Dopo che i Carabinieri hanno fatto luce sui casi di omicidio all’interno dell’ospedale di Saronno e di cui sarebbero responsabili il medico Leonardo Cazzaniga (conosciuto come “l’angelo della morte“) e la sua amante, l’infermiera Laura Taroni, sta emergendo a poco a poco quello che potrebbe configurarsi come un vero e proprio sistema criminale.

A essere coinvolta non sarebbe solo la coppia killer, sulla quale pesano anche le accuse per l’omicidio del marito e della stessa madre della Taroni, ma anche alcuni colleghi e i vertici della struttura sanitaria del centro lombardo. In molti casi, infatti, il personale in servizio presso l’ospedale avrebbe chiuso un occhio di fronte agli innumerevoli casi di morti sospette, oppure arrivava anche a coprire alcune malefatte della coppia e le angherie che, da tempo, perpetravano ai danni di un’altra infermiera.

UN SISTEMA A BASE DI OMERTÀ E MINACCE – Stando a quanto si evince dalle indagini della Procura di Busto Arsizio (Varese), Cazzaniga e la Taroni avrebbero ricattato e tormentato per mesi un’infermiera che aveva avuto il coraggio di denunciarli alle autorità competenti, dopo che la stessa Commissione nominata all’interno della struttura aveva chiuso le proprie indagini sull’anestesista con un nulla di fatto.

Proprio per aver svelato alcuni particolari di quello che è oramai noto come il “metodo Cazzaniga”, l’infermiera è stata spesso vessata: intimidazioni, aggressioni, danni alla sua autovettura e, in un caso, anche minacce di morte per aver parlato con le forze dell’ordine ed essersi rifiutata di somministrare il letale cocktail di farmaci a un’anziana signora, salvandole la vita.

La Commissione ospedaliera, dal canto suo, invece avrebbe addirittura difeso l’ex viceprimario senza nemmeno riunirsi, ma esprimendo via email il proprio verdetto e puntando probabilmente a salvaguardare il buon nome dell’azienda sanitaria. Per questo motivo, tutti i suoi componenti sono al momento indagati per “falso ideologico”.