Scienze e Tech

Stamina: bocciato il metodo sperimentale di Vannoni

Il tanto discusso metodo Stamina ieri è stato bocciato all’unanimità dal comitato di esperti nominato dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

Ieri pomeriggio il comitato, presieduto dall’ematologo Michele Baccarani, avrebbe consegnato al Ministero della Salute un parere nel quale gli esperti affermano che non esistono i presupposti necessari per far partire la sperimentazione scientifica del protocollo Stamina.

Il metodo Stamina, ideato da Davide Vannoni, utilizza cellule staminali a fini terapeutici per il trattamento di un gran numero di patologie neurologiche. Pur non avendo mai ottenuto riconoscimenti dal mondo della scienza, quello sul metodo Stamina è diventato un caso mediatico grazie ad una serie di servizi televisivi del programma Le Iene e non solo.

Umbero Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia, ritiene che quelle sul metodo Stamina siano sperimentazioni avviate sotto la spinta “della piazza” piuttosto che da criteri realmente scientifici. Infatti, questa è ben la seconda bocciatura del protocollo Vannoni. La prima volta fu bocciato da un altro comitato di nomina ministeriale, il cui giudizio fu però messo in dubbio dal Tar che, tra i vari rilievi, mosse l’accusa di non imparzialità, imponendo la nomina di un secondo gruppo di esperti.

Non si fa attendere la replica del professore Vannoni:

”È un parere che ci aspettavamo ed ora ritorneremo dunque al giudice del Tar.”

Secondo il presidente di Stamina Foundation, il Comitato, in accordo con la sentenza del Tar, avrebbe dovuto proporre un incontro, ma non l’ha fatto. Vannoni chiederà dunque al Tar di verificare che la prima sentenza sia stata effettivamente applicata da questo nuovo Comitato.

“È comunque gravissimo – dice Vannoni – che ancora una volta è stata violata una legge dello Stato, ovvero la legge Balduzzi che prevedeva la sperimentazione del metodo Stamina in quanto stabiliva la prosecuzione del trattamento per quei pazienti i quali lo avessero già iniziato. Questa legge aveva permesso, dopo la prima bocciatura del metodo, di procedere con le infusioni secondo il protocollo ad alcuni pazienti presso gli Spedali Civili di Brescia.”

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