Economia

Jobs act: ecco come cambierà la cassa integrazione

La “cigs”, cassa integrazione straordinaria, è un ammortizzatore sociale presente da tempo in Italia e sono state molteplici le aziende ed i dipendenti che ne hanno usufruito nel corso degli anni. Ora l’ultimo provvedimento governativo, il “Jobs Act“, ne ha modificato alcune parti introducendo tra l’altro anche un tetto della sua durata.

Tra le variazioni introdotte c’è la scomparsa della “cassa integrazione in deroga“, che sinora veniva concessa a quelle aziende che non avevano più i requisiti per poter usufruire nè di quella ordinaria nè di quella straordinaria, avendo già oltrepassato i limiti previsti dalla normativa. Inoltre vengono fissati i nuovi limiti per l’utilizzo, che ora sono pari ad un massimo di 24 mesi nell’arco di un quinquennio, limite che si allunga fino a 36 mesi per quanto riguarda i contratti di solidarietà.
Un altro cambiamento entrerà in vigore dal 1° Gennaio del 2017 e riguarda la cassa integrazione a zero ore che da quella data le aziende non potranno più richiedere.
Per quanto riguarda l’accesso alla Cigs, è riservato solo alle aziende che stanno attraversando una fase di ristrutturazione aziendale o di crisi, oppure che stanno già facendo ricorso ai contratti di solidarietà. Vengono quindi escluse dalla possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali le aziende che hanno ceduto un ramo della propria attività lavorativa o che l’hanno cessata del tutto.
A fronte di questi cambiamenti arriva anche una semplificazione per le procedure di richiesta in quanto l’autorizzazione viene rilasciata dall’Inps senza che ci sia il bisogno di sottoporre la domanda alle Commissioni provinciali. Inoltre, le aziende che richiedono la Cigs non hanno l’obbligo di comunicare ai Sindacati con quali criteri sono stati individuati i lavoratori inseriti nelle liste di sospensione dal lavoro e nemmeno le modalità con le quali si effettueranno le rotazioni.

Nel decreto attuativo del Joibs Act che riguarda la cassa integrazione è stato anche specificata la rimodulazione dei contributi a carico delle aziende che saranno collegati all’utilizzo che le aziende stesse fanno dell’ammortizzatore sociale. Pertanto un maggiore uso della cassa integrazione farà salire l’importo dei contributi da versare per il suo finanziamento, con un sistema simile al bonus/malus. In generale si parte da una riduzione del contributo del 10%, e quindi per le aziende che occupano fino a 50 dipendenti, il contributo da versare passa dall’1,90% sul valore della retribuzione, all’1,70%. Analogamente, per le aziende con più di 50 dipendenti la percentuale cala dal 2,2% al 2%, mentre per quanto riguarda le imprese del settore edilizio si scende dall’attuale 5,2% al 4,7%.
Nello stesso tempo le aziende che faranno un maggiore ricorso alla cassa integrazione vedranno salire i contributi a loro carico: per i primi 12 mesi di utilizzo la maggiore sarà pari al 9% della retribuzione persa, mentre quando si superano i 12 mesi si salirà ad una percentuale compresa tra il 12 ed il 15%.

Un’altra modifica riguarda l’estensione della cassa integrazione anche ad una platea di circa 1,4 milioni di lavoratori che finora ne erano esclusi. Si tratta dei dipendenti di piccole aziende che hanno da 6 a 15 dipendenti e degli apprendisti. A fronte di un pagamento di contributi da parte delle aziende, sarà creato, a partire dal 1° gennaio del prossimo anno un fondo che garantirà un assegno di solidarietà a favore dei lavoratori che vedranno ridotto il loro orario lavorativo in accordo con l’azienda, al fine di evitare dei licenziamenti.

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