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Basket NBA: Le Bron James battuto, i nuovi “prescelti” sono Stephen Curry e i suoi Golden State Warriors

Quarant’anni dopo il primo ed unico successo della loro storia, i Golden State Warriors vincono l’anello di campioni NBA ed alzano al cielo il Larry O’Brien Trophy. I ragazzi allenati da Steve Kerr lo fanno nell’arena di Cleveland dopo aver battuto i Cavaliers per 107 a 95 in gara 6, chiudendo così per 4-2 la serie finale, ed una stagione che li ha visti grandissimi protagonisti e dominatori già dalla regular season che hanno concluso con 67 vittorie su 82 incontri, migliore percentuale di sempre nella storia della franchigia californiana.

I nomi dei principali artefici della vittoria del titolo, oltre a quello di Steve Kerr, che c’è riuscito alla sua prima esperienza da allenatore, sono quelli di Stephen Curry, Mvp della stagione regolare, di Klay Thompson, di Draymond Green, ma sostanzialmente è stata la squadra intera ad aver fatto la differenza, con Andre Igoudala che si è tolto anche lo sfizio di vincere, forse un po’ a sorpresa, il titolo di miglior giocatore della finale, strappandolo ai due concorrenti più accreditati, LeBron James e Curry. Igoudala è stato artefice di una grande difesa su “King” James, ma nella decisiva gara 6 è stato importante anche in attacco, mettendo a referto ben 25 punti.
Per Golden State la conferma di una stagione stellare è arrivata anche nelle serie di playoff, quando non ha mai avuto bisogno di arrivare a gara 7 per eliminare gli avversari di turno. Da parte dei Cavaliers, che sono arrivati abbastanza “cotti” al finale di stagione, si rimpiange di non aver potuto schierare la migliore formazione sul parquet, visto che all’assenza di Kevin Love si è aggiunta anche quella di Kirye Irving. Senza il suo asse play – pivot titolare, Blatta ha dovuto giocoforza affidarsi quasi del tutto a James che da parte sua è stato monumentale, ma tutto questo non è servito e per il “prescelto” si tratta della quarta sconfitta in 6 finali disputate per l’anello, sconfitta che James ha superato con molta signorilità, come è suo costume, andando a fine gara a complimentarsi con i suoi avversari. La serie era iniziata con le due gare disputate alla Oracle Arena di Oakland, ed entrambe erano terminate con un supplementare. Nella prima avevano vinto i Warriors, mentre nella seconda era riuscito il colpaccio da parte dei Cavaliers, che poi tornati a casa avevano vinto anche gara 3, rendendo quasi decisiva gara 4, nella quale, grazie anche ad alcuni aggiustamenti da parte di Kerr, come ad esempio il passaggio all’utilizzo, per molti frangenti della gara, del quintetto “piccolo”, Golden State aveva ottenuto il pareggio. Tornati a casa i Warriors, sospinti anche dal caloroso pubblico della Oracle Arena, avevano conquistato gara 5, mettendo di fatto con le spalle al muro i Cavaliers e conquistandosi quanto meno la possibilità di giocarsi di fronte al proprio pubblico l’eventuale gara 7, ma avendo nello stesso tempo la voglia di chiuderla in trasferta per evitare qualunque problema. Da parte di molti commentatori e di addetti ai lavori ci si aspettava una ultima gara d’orgoglio e vincente da parte di LeBron e compagni, ma ancora una volta, la squadra ha prevalso sulle individualità. I Cavaliers hanno fatto il massimo, cercando di resistere e portare i loro avversari ad una gara 7 in cui poteva succedere di tutto, James ha concluso con 32 punti ma con una percentuale insufficiente, avendo messo a segno solo 13 dei 33 tiri effettuati dal campo, ha aggiunto 18 rimbalzi, e con 9 assist smazzati ai compagni, è rimasto ad uno solo di distanza dalla seconda “tripla doppia” consecutiva, dopo quella di gara 5.
Dall’altra parte al “solito” Stephen Curry, che ha lasciato molto il proscenio ai compagni e si è fatto vedere al suo meglio nei momenti clou” della gara, si è affiancato uno splendido Igoudala, anche lui a quota 25 nei punti segnati, che ha mostrato di meritare il titolo di Mvp che gli è stato assegnato a fine gara.
Per i Cavaliers è stato importante, in negativo, anche il gran numero di palle perse, gli errori dalla linea dei liberi e la percentuale da tre punti dove hanno chiuso con un 6/26. Da segnalare nella formazione ospite, la tripla doppia di Draymond Green.

All’inizio di gara 6 sembrava di vedere la replica della gara precedente con giocatori contratti da ambo le parti, tiri aperti sbagliati dai Warriors ed infrazioni di 24 secondi per i Cavaliers; a fronte di questo il punteggio non decolla e quando sono passati 6 minuti e 30 secondi, con il punteggio inchiodato sull’8-8 Blatt chiama il suo primo timeout. Nella seconda parte del primo quarto le due formazioni sembrano essere più attive, con un break da parte dei Warriors, ed alla prima sirena Golden State è in vantaggio. Nella seconda frazione rimonta dei Cavaliers con James che ora viene aiutato da Mozgov, ed all’intervallo ci sono solo due punti di distacco tra le due formazioni, sul punteggio di 43-45. Terzo quarto favorevole a Cleveland nell’inizio, poi un contro break degli ospiti che trovano conclusioni pesanti sia con Barnes che con Draymond Green. Cleveland reagisce ma le sue energie calano a vista d’occhio e Golden State può allungare quando alla festa partecipa anche Ezeli, subentrato dalla panchina. Al termine della terza frazione la formazione di Steve Kerr ha 12 punti di vantaggio e nell’ultimo quarto controlla, anche se l’ultima sfuriata di James riporta i suoi allo svantaggio in singola cifra. Si tratta solo di un fuoco di paglia, perché Golden State ricomincia a colpire da tre punti con Curry (2), Thompson e Igoudala.
Alla fine a fare festa sono, meritatamente, gli uomini della franchigia californiana.

 

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