Economia

Lavoro: cosa cambia per i disoccupati da domani, 1 Maggio

Dopo mesi di proposte, discussioni e ripensamenti sono finalmente arrivate notizie certe in merito alle nuove misure che il Governo ha adottato per i disoccupati.
La vera novità è rappresentata dalla “Dis-Coll“, un nuovo strumento che permetterà a chi è stato assunto attraverso un co.co.co (ossia un “contratto di collaborazione coordinata e continuativa”) oppure un co.pro (il classico contratto a progetto) di avere maggiori diritti.
A partire dal primo Maggio 2015, infatti, anche a chi ha sottoscritto questa tipologia di contratti spetta un sussidio di disoccupazione. Inoltre, alla Dis-Coll è stata attribuita efficacia retroattiva, per cui chi è stato licenziato a partire dal 1° Gennaio di quest’anno può richiedere il sussidio. Esistono, ovviamente, dei requisiti da rispettare; infatti, è necessario aver versato almeno 3 mesi di contributi a partire dal 1° Gennaio del precedente anno e, nell’anno in cui ha avuto luogo il licenziamento, lo stesso collaboratore deve avere versato come minimo 1 mese di contributi, oppure deve essere stato oggetto di un contratto con durata maggiore di 30 giorni. È stata fissata anche la durata massima della Dis-Coll; quest’ultima può essere corrisposta per un numero di settimane pari al 50% di quelle lavorate a partire dal 1 Gennaio dell’anno precedente al licenziamento e la data in cui si verificato quest’ultimo. Questo significa che se un collaboratore ha lavorato per un periodo di 8 mesi a cavallo degli ultimi 2 anni, potrà ottenere il sussidio per massimo 4 mesi. Ad ogni modo, il tetto massimo che il Governo ha previsto è di 6 mesi.

Oltre alla Dis-Coll, sempre dal primo maggio partirà anche la Naspi. Quest’ultima misura sostituisce gli ammortizzatori introdotti in precedenza dalla riforma Fornero (ossia la Aspi e la mini-Aspi). La Naspi (la sigla significa “nuova assicurazione sociale per l’impiego“) è stata introdotta grazie ad un “decreto attuativo” del Jobs Act, che ha trovato l’approvazione nello scorso mese di Febbraio. Sono interessati alla Naspi i lavoratori dipendenti (non solo coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato, ma anche chi ha sottoscritto un contratto a termine), ad esclusione degli operai agricoli e degli impiegati pubblici (questi ultimi se assunti con un contratto a tempo indeterminato).
Nel caso della Naspi, per poter ricevere il sussidio sono sufficienti due condizioni. La prima consiste nell’aver lavorato per almeno 30 giorni dall’inizio dell’anno; la seconda, invece, implica avere alle spalle un periodo contributivo di 13 settimane, che possono essere spalmate negli ultimi 4 anni.
Il posto di lavoro, ad ogni modo, deve essere stato perso in modo involontario, ossia per mezzo di un licenziamento e non per dimissioni, a meno che siano state date per giusta causa. Questo implica che all’azienda siano state riconosciute delle gravi inadempienze nei confronti del lavoratore. Nel caso della Naspi, l’assegno può essere erogato per massimo metà delle settimane lavorate nell’arco degli ultimi 4 anni, arrivando ad un massimo di 24 settimane. È previsto che, a partire dal 2017, il periodo massimo per il quale si potrà ottenere la Naspi sarà di 1 anno e mezzo. Inoltre, l’assegno, a partire dall’entrata in vigore della misura, potrà essere riconosciuto solamente per quei periodi nei quali il lavoratore non si è visto riconoscere altre indennità.
Per quanto riguarda il calcolo per arrivare a determinare l’ammontare dell’assegno, il procedimento non è sicuramente semplice. Infatti, si parte calcolando la “retribuzione media settimanale” percepita dal lavoratore negli ultimi 4 anni. Il risultato ottenuto viene moltiplicato per un coefficiente fisso, ottenendo uno stipendio di riferimento. A quel punto l’assegno sarà pari al 75% di tale stipendio. Se lo stesso stipendio di riferimento sarà superiore a 1.195 euro, per la parte eccedente spetterà solamente il 25%. Ad ogni modo, anche in questo caso il Governo ha fissato un tetto massimo, nella misura di 1.300 euro.
L’importo della Naspi, comunque, non rimane invariato per tutta la durata del contratto; a partire dal quarto mese, infatti, vengono applicati dei tagli pari al 3% ogni 30 giorni. Questo porterà l’assegno, dopo 6 mesi, ad essere “tagliato” nella misura del 9%, arrivando ad una decurtazione del 60% al termine del secondo anno di disoccupazione.
Rispetto all’Aspi, per la quale era prevista una durata maggiore per le persone con più di 55 anni, la nuova misura è destinata ad essere uguale per chiunque ne faccia richiesta, senza che vi sia “copertura variabile” a seconda dell’età. Inoltre, il periodo di 24 mesi è di molto superiore ai 10 dell’Aspi.

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